L'auto officina dove è avvenuta la tragedia
Pomigliano d'Arco – Non ce l'ha fatta Vasile Bujac, il giovane operaio moldavo di soli 31 anni, travolto dall'inferno di fuoco scoppiato sabato mattina nel centro di autodemolizioni Motortecno. T
rasportato in fin di vita all'ospedale Cardarelli di Napoli con ustioni devastanti sul 70% del corpo, Bujac è spirato ieri sera, lasciando dietro di sé una moglie e due figli piccoli, ancora in età prescolare.
La sua morte, annunciata con un comunicato dell'Asl Napoli 1, riaccende i riflettori su un dramma che non smette di mietere vittime: gli incidenti sul lavoro in Italia, che nel solo primo semestre del 2025 hanno causato oltre 500 decessi, con un preoccupante aumento del 7% rispetto allo stesso periodo del 2024.
La vicenda, surreale nella sua tragicità quotidiana, si è consumata intorno alle 9 del mattino di sabato, in un'area industriale alla periferia di Pomigliano d'Arco, tra capannoni grigi e il rombo incessante delle macchine da demolizione. Vasile Bujac, assunto regolarmente come meccanico specializzato nello smontaggio di veicoli da rottamare, era al lavoro su una vecchia utilitaria quando il serbatoio di GPL installato a bordo ha ceduto in modo catastrofico.
Non solo Bujac: nell'inferno sono rimasti intrappolati anche due colleghi, entrambi ucraini di origine – Oleh Kovalenko, 38 anni, e Mykhailo Petrenko, 45 – che stavano assistendo alle operazioni. Trasportati d'urgenza al Cardarelli con ustioni di terzo grado e inalazione di fumi tossici, i due operai versano ancora in condizioni critiche nel reparto grandi ustionati. "Erano a pochi metri di distanza, ma Vasile era proprio sul serbatoio: le fiamme lo hanno colpito in pieno", spiega un pompiere intervenuto sul posto, che ha descritto scene di caos con urla e fumo nero che saliva alto nel cielo campano.
I vigili del fuoco di Nola, allertati immediatamente, hanno domato le fiamme in meno di un'ora, ma il danno era già irreparabile.La magistratura non perde tempo: la Procura di Nola, coordinata dal sostituto procuratore Maria Esposito, ha immediatamente disposto il sequestro della salma di Bujac per l'esame autoptico, che sarà effettuato nei prossimi giorni per accertare le cause esatte del decesso e verificare se le ustioni siano state aggravate da altre complicazioni, come un'intossicazione da monossido di carbonio.
Parallelamente, i carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna, guidati dal maggiore Pietro Barrel, hanno avviato un'inchiesta per lesioni colpose e omicidio colposo, con l'azienda Motortecno posta sotto sigilli parziali. Gli investigatori stanno passando al setaccio i registri di sicurezza, i protocolli per la gestione dei veicoli con GPL e le attrezzature usate: "Vogliamo capire se c'è stata una violazione delle norme anti-infortunistiche", ha dichiarato il maggiore Barrel in una nota ufficiale.
Questa ennesima tragedia non è un caso isolato, ma l'eco di un'emergenza nazionale che sta assumendo i contorni di una strage silenziosa. In Italia, dove il mondo del lavoro dovrebbe essere sinonimo di dignità e progresso, i numeri parlano chiaro: nei primi cinque mesi del 2025 si sono registrati già 386 infortuni mortali, con un incremento del 4,6% rispetto all'anno precedente.
E se i dati Inail del primo semestre indicano un lieve calo negli infortuni in occasione di lavoro (-1,2%), il bilancio complessivo resta agghiacciante, con stime extra-ufficiali che parlano di oltre 621 vittime fino a luglio, escludendo gli incidenti in itinere.
Settori come l'edilizia, l'industria e, appunto, i servizi di demolizione, sono i più colpiti: qui, la precarietà dei materiali, la fretta delle produzioni e la sottovalutazione dei rischi – come la gestione di gas pericolosi – trasformano ogni turno in una roulette russa.
La morte di Vasile Bujac, immigrato in Italia da anni per offrire un futuro migliore alla sua famiglia, solleva interrogativi amari: quante vite ancora dovranno essere sacrificate prima che le norme sulla sicurezza – dal Decreto Legislativo 81/2008 in poi – vengano applicate con il rigore che meritano?
incidenteI sindacati, da Cgil a Uil, annunciano già una giornata di sciopero nel Napoletano, mentre il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha promesso "controlli stringenti" nelle autodemolizioni campane. Ma le promesse, in un Paese che piange un operaio ogni sei ore, suonano come un'eco lontana. La salma di Bujac riposerà nella cappella dell'ospedale in attesa dell'autopsia, ma la ferita aperta nel cuore di Pomigliano – e dell'Italia intera – brucia ancora, come quelle fiamme che non si sono ancora spente.
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È triste leggere di un altro incidente sul lavoro, specialmente con così tanti decessi. La sicurezza deve essere una priorità e non si può continuare a trascurare le norme. Speriamo che questa tragedia porti a cambiamenti reali e urgenti.