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Poggiomarino, sgominata la banda del bracconaggio selvaggio: 7 misure cautelari e oltre 40 indagati

Operazione della Polizia Metropolitana di Napoli: sette misure cautelari e oltre quaranta perquisizioni in quattro province. Uccelli accecati, maltrattati e rivenduti fino a 8.000 euro. Sequestrati 270 volatili, molti già liberati.
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Napoli - Blitz contro il bracconaggio selvaggio stamane da parte della Polizia Metropolitana di Napoli, su delega della Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Gli agenti hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone gravemente indiziate di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla cattura e al commercio illegali di fauna selvatica.

Il gruppo, secondo gli inquirenti, aveva la propria base operativa a Poggiomarino, ma un raggio d’azione esteso all’intera Campania.

Contestualmente, la Procura oplontina ha disposto un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di oltre quaranta indagati nelle province di Napoli, Salerno, Caserta e Avellino.

Le misure cautelari

Il presunto capo dell’organizzazione è stato trasferito nel carcere di Napoli Poggioreale, mentre un secondo indagato è stato posto agli arresti domiciliari. Per altri quattro membri del gruppo è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza — per tre di loro accompagnato dall’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria — e per un settimo il divieto di dimora a Poggiomarino.

I reati contestati, oltre a quello associativo, comprendono furto ai danni del patrimonio dello Stato, ricettazione, maltrattamento di animali e commercio di fauna selvatica protetta ai sensi della legge 157/1992, per un totale di oltre 80 capi d’imputazione.

L’inchiesta e il traffico illegale

L’indagine, condotta dalla Sezione Ambiente e Nucleo Antibracconaggio della Polizia Metropolitana con il supporto tecnico della Lipu, ha rivelato un articolato sistema criminale dedito alla cattura e alla vendita di cardellini e altre specie protette.

Gli uccelli, catturati con reti e trappole, venivano acquistati dal promotore dell’associazione e rivenduti a collezionisti e intermediari con prezzi che andavano dai 100 euro fino a 8.000 euro per esemplare, soprattutto dopo periodi di cattività volti ad “affinare” il canto melodioso.

Un commercio tanto redditizio quanto brutale, alimentato da una rete di bracconieri professionisti che catturavano quotidianamente decine di volatili.

Crudeltà e sofferenze

Dalle intercettazioni telefoniche e dai filmati raccolti dagli investigatori emerge un quadro di maltrattamenti estremi.

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Per migliorare le capacità canore, alcuni cardellini venivano accecati intenzionalmente, una pratica illegale che li induceva a cantare in modo continuo per il disorientamento causato dalla cecità.

Quando le prestazioni canore non risultavano soddisfacenti, gli animali venivano eliminati con violenza, sbattuti contro i muri o lasciati morire di fame.

Durante le operazioni di cattura, gli indagati non esitavano a uccidere anche rapaci come i gheppi, rimasti impigliati accidentalmente nelle reti, schiacciando loro la testa con pietre.

Il garage del mercato nero

Il fulcro del traffico era un garage di Poggiomarino, dove i bracconieri consegnavano quotidianamente i volatili al capo del gruppo. Le telecamere della polizia giudiziaria hanno immortalato vere e proprie file di acquirenti in attesa dell’apertura del locale, trasformato in un punto di smistamento di fauna selvatica.

Ogni fine settimana, decine di clienti si presentavano per acquistare cardellini, alcuni già “addestrati”, altri da addestrare per la successiva rivendita a prezzi esorbitanti.

Una piaga ambientale

Secondo gli inquirenti, in Campania il traffico di cardellini rappresenta una piaga ambientale: migliaia di esemplari vengono catturati ogni anno, ammassati in piccole gabbie e tenuti in condizioni igieniche disastrose.

Circa la metà di essi muore prima di essere immessa nel mercato nero, mentre i sopravvissuti finiscono nelle mani dei collezionisti o degli allevatori clandestini.
Questa pratica contribuisce a una drastica riduzione della biodiversità e al depauperamento degli ecosistemi naturali regionali.

Il sequestro e gli sviluppi

Nel corso delle perquisizioni — tuttora in corso — la Polizia Metropolitana ha rinvenuto oltre 270 esemplari tra cardellini e altre specie protette o esotiche, molti dei quali ciechi o imbracati per essere utilizzati come esche.

Quaranta uccelli sono già stati liberati, mentre gli altri verranno reintrodotti in natura dopo un periodo di osservazione veterinaria.

Sono stati inoltre sequestrati decine di canarini maltrattati, gabbie-trappola, reti, richiami acustici, chiavette USB con canti registrati e altri strumenti tipici del bracconaggio.
All’esito delle formalità di rito, il principale indagato è stato condotto a Poggioreale, mentre per gli altri sono scattate le misure cautelari stabilite dal GIP.

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 30 Ottobre 2025 - 10:44 - Giuseppe Del Gaudio

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30/10/2025 10:44 • Giuseppe Del Gaudio

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