

Il fucile sequestrato
Napoli- Con molta probabilità è stata evitata una rapina, se non qualcosa di più grave: ieri sera, nel Rione Sant'Erasmo, un agente della Polizia di Stato fuori servizio ha trasformato una passeggiata casuale in un intervento che potrebbe aver appunto evitato qualcosa di grave.
Libero dal servizio, il poliziotto del Commissariato Poggioreale ha avvistato un uomo di 28 anni imbracciare un fucile e salire su un'auto con due complici. Non ha esitato: ha allertato la Sala Operativa, fornendo dettagli precisi.
Pochi minuti dopo, le volanti dell'Ufficio Prevenzione Generale e del Commissariato Poggioreale hanno intercettato il veicolo in via Luigi Galvani, all'incrocio con via Reggia di Portici.
L'auto si è fermata di schianto, e i tre occupanti – un 28enne alla guida, un 16enne e un 14enne, entrambi con precedenti per piccoli furti e risse – sono stati bloccati senza colpo ferire.
A bordo, il trofeo proibito: una carabina Beretta calibro 12, matricola abrasa per cancellare ogni traccia di provenienza, caricatore pieno e pronta all'uso Un'arma da caccia trasformata in strumento di morte. I tre sono stati arrestati per porto abusivo di armi e oggetti atti a offendere in concorso. Il maggiore, alla guida senza patente – mai conseguita – ha rimediato anche una sanzione amministrativa.
Il fucile, ora nelle mani degli esperti della Sezione Scientifica, verrà analizzato per capire se sia stato usato di recente: test balistici, impronte, residui di polvere da sparo. Ma la domanda che aleggia è un'altra: che crimine stessero per compiere quei tre, se l'occhio vigile dell'agente non li avesse inchiodati?
Il Rione Sant'Erasmo, con i suoi palazzoni grigi e le scale a chiocciola che salgono verso il cielo nuvoloso, è un terreno fertile per la camorra. Non è la prima volta che armi da guerra finiscono in mani inesperte, e non sarà l'ultima. I due minorenni, uno con gli occhi da bambino e l'altro con il ghigno di chi ha già visto troppo, rappresentano il volto più tragico del degrado: reclute precoci, attirate dal miraggio di potere e soldi facili.
Il 28enne, con i suoi precedenti, faceva da "tutor" – o da capobanda improvvisato? Le indagini, coordinate dalla Procura, scaveranno nei legami con i clan locali, ma l'arresto dei tre ha già evitato un altro crimine.
Questo episodio non è un fulmine a ciel sereno, ma l'ennesimo squarcio su una ferita aperta che sanguina da anni: la progressiva militarizzazione delle periferie napoletane, dove le pistole e i fucili non sono più appannaggio esclusivo dei boss incalliti, ma finiscono nelle mani di adolescenti che dovrebbero inseguire sogni, non proiettili.
Nel 2025, tra Napoli e provincia, il fenomeno degli arresti di minorenni armati ha toccato picchi allarmanti, con 27 giovani sotto i 18 anni fermati o denunciati solo per detenzione abusiva di armi nei primi nove mesi dell'anno.
Un dato che, proiettato su tutto l'anno, potrebbe superare i 48 casi registrati nel 2024, quando i sequestri di armi tra i ragazzini hanno sfiorato i 530 pezzi complessivi.
E non è solo statistica fredda: a maggio, una maxi-operazione congiunta di Polizia e Carabinieri ha portato a 16 arresti, di cui 6 minorenni, per omicidio e possesso di armi aggravato dal metodo mafioso, smantellando uno scontro tra fazioni camorristiche che ha già mietuto due vittime under 20.
Numeri che parlano di un'emergenza: oltre 258 giovanissimi arrestati nel 2024 per reati vari, con un trend in crescita nel 2025, dove la devianza minorile si intreccia sempre più con la violenza armata.
La diffusione delle armi illegali a Napoli è un'epidemia silente, un arsenale sotterraneo stimato in almeno 15mila pezzi in circolazione – kalashnikov dal dark web a 5mila euro l'uno, pistole cinesi a basso costo che arrivano via container dal porto.
Nel 2024, i Carabinieri hanno sequestrato un record di 230 armi da fuoco solo nell'area metropolitana, contro le 155 dell'anno precedente, con 353 violazioni accertate per porto abusivo nei primi dieci mesi.
Per il 2025, i dati parziali indicano un'intensificazione dei controlli, ma il flusso non si arresta: traffici dal Sud America, ricettazione da furti in tutta Europa, e un mercato nero che si nutre di povertà e disoccupazione giovanile.
I minorenni, spesso "baby camorristi" reclutati per il loro status di impunibilità relativa, diventano corrieri o sicari in erba, intrappolati in un ciclo di violenza che parte dalle baby gang e arriva ai clan strutturati.Riflettendo su questo, emerge un paradosso amaro: mentre l'Italia conta 8 milioni di armi legali – un'eredità culturale che non sempre garantisce sicurezza – a Napoli il problema è l'illegalità pura, alimentata da un tessuto sociale sfilacciato.
Le forze dell'ordine, eroi quotidiani come quel poliziotto di ieri, intercettano il male sul nascere, ma serve di più: educazione nelle scuole, centri di aggregazione nei rioni, e un contrasto feroce al traffico internazionale. Altrimenti, quel fucile abraso non sarà l'ultimo: sarà solo il preludio a un 2026 ancora più cupo, dove i sogni dei 14enni si infrangono sotto il peso di un grilletto.