

nella foto il boss Franvcesco Rea e il suo fedelissimo Armando Tammaro
Casalnuovo – Sei misure cautelari hanno decapitato una potente organizzazione criminale che, secondo l'accusa, controllava con violenza le attività economiche e il traffico di stupefacenti a Casalnuovo di Napoli e nelle zone limitrofe. A capo del sodalizio, il boss Francesco Rea, noto come "o Pagliesco", che, nonostante fosse recluso, continuava a esercitare il suo potere e impartire direttive strategiche.
L'inchiesta dei Carabinieri, culminata nell'ordinanza firmata dal GIP Antonio Santoro, ha documentato come Rea utilizzasse smartphone illegalmente introdotti in cella per mantenere i contatti e indicare gli obiettivi estorsivi. A fungere da interfaccia operativa sul territorio era Armando Tammaro, referente dell'omonimo gruppo criminale, supportato dallo zio, il navigato Luigi Tammaro.
L'attività principale del clan era l'estorsione "a tappeto" ai danni del tessuto commerciale e imprenditoriale locale. I due Tammaro erano incaricati di avvicinare, minacciare e riscuotere il "pizzo", oltre a occuparsi del mantenimento degli affiliati detenuti.
Il quadro della violenza è emerso in modo plastico dalle intercettazioni telefoniche. In una di queste, Michele Benvenuto, uno degli esecutori, si rivolge a una vittima con toni agghiaccianti, reclamando 20.000 euro:
"Pasquale, Pasquale, forse tu non hai capito qua chi comanda, forse quando io ti dico una cosa tu la prendi alla leggera... io ti ho detto che ti do 24 ore di tempo, mi devi portare i soldi... se no dove ti vedo ti vedo, ti faccio a pezzi, ogni giorno ti taglio un pezzo da dosso perché quello che fai è gravissimo, ti riempio di mazzate ti faccio fare 10 giorni di ospedale."
L'indagine ha anche portato al rinvenimento di un taccuino contenente una lista di esercizi commerciali affiancati da somme di denaro: la contabilità delle attività da sottoporre verosimilmente a estorsione, che confermava la portata del controllo criminale.
I luoghi deputati ai summit e agli incontri con altri esponenti della criminalità organizzata erano due esercizi commerciali di Casalnuovo, entrambi in Corso Umberto I, nella zona nota come "pùtechella": il "Bar Marina" e il negozio di telefonia "AM Informatica".
Entrambi erano gestiti da Abramo De Vergori, il quale, secondo gli inquirenti, aveva un ruolo cruciale, mettendo a disposizione i locali e fornendo al sodalizio schede telefoniche intestate a prestanome o a persone ignare, per garantire comunicazioni più sicure e difficilmente tracciabili. Ironia della sorte criminale, lo stesso De Vergori è risultato in seguito vittima di estorsione e brutali pestaggi da parte del clan, accusato di essersi "comportato male".
La complessa struttura del clan vedeva ruoli ben definiti, tutti operanti sotto la forza di intimidazione derivante dalla caratura criminale di Rea, già condannato per omicidio e associazione camorristica.
REA Francesco (detto "o Pagliesco"):
BENVENUTO Michele:
Oltre alle estorsioni, il gruppo aveva esteso il suo controllo sul mercato degli stupefacenti. L'indagine è stata innescata da una complessa attività investigativa dei Carabinieri e ha ricevuto un impulso decisivo dalla denuncia di una vittima di estorsione, che aveva già portato a un arresto in flagranza di reato nel settembre 2024.
L'estrema violenza degli indagati è testimoniata anche dai numerosi pestaggi documentati ai danni di soggetti estranei all’organizzazione che si azzardavano a spacciare senza autorizzazione, confermando come le dinamiche criminali flegree siano segnate da una vera e propria escalation nell'uso della forza.