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Giustizia negata a Luigi Izzo. "Un'altra coltellata per noi"

La Corte d'Appello di Napoli riduce le pene per l'omicidio del barbiere di Castel Volturno. Dall'ergastolo a 24 anni per il padre, da 24 a 18 per il figlio. Concesse le attenuanti generiche nonostante la disperata lettera della vedova, che assistette al delitto: "Un finto pentimento per avere uno sconto".
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Caserta – Sembrava una giustizia certa, scolpita nella pietra di un ergastolo e di una condanna a 24 anni. Invece, la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Napoli riscrive la verità processuale sull'omicidio di Luigi Izzo, il barbiere di 38 anni massacrato a coltellate nel vialetto di casa a Castel Volturno, il 6 novembre 2022.

Le pene per i suoi assassini, Alessandro e Roberto Moniello, padre e figlio, sono state drasticamente ridotte. Per Alessandro Moniello, l'esecutore materiale, la pena è scesa dall'ergastolo a 24 anni di reclusione. Per il figlio Roberto, che tenne ferma la vittima incitando il padre, si è passati da 24 a 18 anni.

Ciò che indigna la famiglia e scuote la comunità è la motivazione dietro lo sconto: ad entrambi sono state concesse le attenuanti generiche. Un colpo di spugna giuridico che sembra ignorare la crudeltà del delitto e, soprattutto, il grido di dolore lanciato dalla vedova della vittima, la 35enne Federica Sautto.

La donna, che vide il marito morire davanti ai suoi occhi, aveva provato a far sentire la sua voce ai giudici attraverso una lettera struggente, inviata tramite il suo legale. Un appello disperato a non cedere a quella che definiva una farsa. "Vi imploro che venga fatta giustizia, per mio marito Luigi, per me e i nostri figli, vittime innocenti di questa orribile vicenda", scriveva Federica.

Nella sua lettera, la vedova aveva anticipato il timore che un pentimento di facciata potesse garantire un tornaconto agli imputati. "Riconoscere per un fatto così grave le circostanze attenuanti generiche solo perché, per un semplice tornaconto personale e senza il benché minimo reale pentimento, si sono limitati a dire 'ho sbagliato', sarebbe un'enorme ingiustizia".

E poi la frase che oggi suona come una condanna morale: "Sarebbe un'altra coltellata per tutti noi".

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I difensori dei Moniello si erano opposti all'acquisizione della lettera. La Corte, prima di ritirarsi in camera di consiglio, non si è pronunciata formalmente sull'acquisizione, ma l'esito della sentenza parla chiaro: l'appello della donna è rimasto inascoltato.

La rabbia di Federica Sautto è rivolta al futuro dei suoi tre figli, oggi orfani: "Hanno devastato la vita dei nostri bambini, ai quali non potrò e non saprò mai spiegare un giorno, qualora 'questi signori' dovessero uscire, il motivo per il quale gli hanno tolto il loro papà".

L'omicidio di Luigi Izzo sconvolse Castel Volturno non solo per la violenza, ma per l'assoluta futilità del movente. Tutto era nato da una banale lite all'esterno di un bar sulla Domiziana, protagonisti Roberto Moniello e il fratello di Izzo. Luigi, il barbiere, era intervenuto solo per fare da paciere, un uomo buono che si era persino offerto di ripagare un paio di occhiali rotti durante l'alterco.

Un gesto di pace che, però, scatenò una furia cieca. Poco dopo, mentre Izzo tornava a casa con la moglie e la suocera, i Moniello li attesero per un agguato. Appena sceso dall'auto per aprire il cancello, fu assalito.

La ricostruzione di quella mattina è agghiacciante: Alessandro Moniello sferrava le coltellate mortali, mentre il figlio Roberto teneva ferma la vittima e incitava il padre. Il tutto sotto gli occhi terrorizzati di Federica. Una scena da incubo che oggi, dopo la sentenza d'appello, torna a tormentare la famiglia Izzo, lasciando un senso di profonda amarezza e di giustizia incompiuta.

Articolo pubblicato il 25 Ottobre 2025 - 09:06 - A. Carlino

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