Avellino – Una complessa indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Avellino, ha portato alla luce un sistema fraudolento per sottrarre alle casse dello Stato oltre 14 milioni di euro di agevolazioni pubbliche.
Il G.I.P. del Tribunale di Avellino ha disposto l’esecuzione di 42 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti parte di un’articolata rete dedita all’indebita percezione di erogazioni pubbliche, auto-riciclaggio e riciclaggio.
Le misure e l’entità del sequestro
Tra le misure emesse, una consiste negli arresti domiciliari, mentre per le altre 41 persone è stato disposto il divieto di ricoprire incarichi direttivi e amministrativi in società e imprese. Contestualmente, è stato eseguito un sequestro preventivo di 14.263.514,40 euro, somma corrispondente al danno erariale accertato.
L’inchiesta si concentra sull’illecito ottenimento dei “crediti d’imposta Super-Ace”, agevolazioni fiscali introdotte con il Decreto Sostegni (D.L. 73/2021) per sostenere la crescita economica delle imprese.
Il meccanismo fraudolento: società “di comodo” e flussi finanziari occulti
Le investigazioni del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Finanza di Avellino hanno ricostruito un “disegno criminoso” sofisticato. Secondo gli accertamenti, il sistema si basava sull’utilizzo di 79 imprese, distribuite in tutto il territorio nazionale, che – pur sprovviste dei requisiti economici e finanziari necessari – risultavano intestatarie dei contributi pubblici.
I crediti illecitamente ottenuti venivano poi smistati attraverso un intricato giro di compensazioni.Potrebbe interessarti
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Questa piramide di movimenti finanziari, del valore complessivo di oltre 336 milioni di euro, aveva uno scopo preciso: ostacolare la tracciabilità dei fondi di provenienza illecita e renderli infine disponibili per i cessionari finali, che li utilizzavano per estinguere, almeno in parte, i propri debiti d’imposta.
La gola profonda inconsapevole: la denuncia che ha fatto crollare il sistema
Un paradosso investigativo ha dato la spinta decisiva all’operazione. Le indagini sono partite, infatti, da una denuncia sporta proprio da uno degli indagati. L’uomo, con ogni probabilità, aveva lo scopo di dissimulare la sua reale partecipazione al sistema fraudolento, presentandosi come estraneo. Tuttavia, le sue dichiarazioni sono parse subito “incongruenti e infondate” ai magistrati e ai finanzieri.
Questo tentativo di depistaggio, invece che coprire l’illecito, ha innescato gli “accertamenti peculiari” e le “indagini tecniche” che hanno permesso di svelare l’intera macchinazione criminale, rivelando un quadro del tutto diverso da quello narrato.
L’operazione si inserisce nel più ampio contesto di iniziative investigative portate avanti dalla Procura di Avellino e dalla Guardia di Finanza per contrastare i circuiti fraudolenti che prendono di mira le agevolazioni pubbliche.
In un comunicato, la Procura ha sottolineato “l’assiduo impegno profuso nel contrasto dei circuiti fraudolenti finalizzati all’indebito ottenimento delle agevolazioni fiscali”, un’attività cruciale per garantire un utilizzo lecito, trasparente ed efficiente dei fondi pubblici, sia nazionali che europei, a vantaggio di una crescita produttiva e occupazionale autentica. L’intera vicenda evidenzia, ancora una volta, come questo tipo di frodi non sia un reato senza vittime, ma configuri un danno economico diretto a danno dell’intera collettività.
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