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Chi ha estinto in anticipo un prestito personale o una cessione del quinto potrebbe avere diritto a un rimborso che finora nessuno gli aveva spiegato davvero. È quanto stabilisce la sentenza Lexitor del 2019 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha riconosciuto ai consumatori il diritto di ottenere la restituzione proporzionale delle spese accessorie pagate alla stipula del contratto, in caso di chiusura anticipata del finanziamento.
Un principio semplice — chi paga in anticipo deve essere rimborsato per la parte non goduta — ma che in Italia, tra interpretazioni contrastanti e resistenze del sistema creditizio, è diventato un terreno di battaglia legale. Per questo l’associazione Codici ha deciso di rilanciare una campagna nazionale di assistenza e tutela, per verificare i conteggi effettuati dagli istituti di credito e aiutare i cittadini a ottenere ciò che spetta loro.
“Stiamo portando avanti un’iniziativa su una tematica delicata e complessa,” spiega Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici. “La vicenda della sentenza Lexitor è ancora oggi un caso tecnico e irrisolto. Abbiamo avviato un controllo sull’operato delle banche e con alcune di esse abbiamo già raggiunto accordi di conciliazione, ma la strada è ancora lunga.”
La novità più importante riguarda le cosiddette spese “up front”, cioè quelle pagate in anticipo e finora escluse dai rimborsi: costi di istruttoria, commissioni bancarie, assicurazioni obbligatorie, intermediazioni e altri oneri accessori. Anche queste, secondo la giurisprudenza europea, devono essere restituite in quota proporzionale.
I consumatori che hanno estinto un finanziamento possono chiedere a Codici di verificare la correttezza dei conteggi e, se emergono irregolarità, avviare la procedura di rimborso. L’associazione offre assistenza attraverso i propri canali di contatto e tramite il form dedicato sul sito www.codici.org.