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Camorra, il triangolo criminale tra i clan D'Alessandro, Genovese e Nuovo clan Partenio: i 16 arrestati

Fermati anche i congiunti del defunto boss di Castellammare, Antonio De Luca detto "vaccarella".L’abisso dell’usura tra clan: giovani imprenditori stritolati nella morsa della camorra di Valle dell’Irno, Castellammare e Avellino
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Due imprenditori del settore conciario di Montoro  erano a un passo dal baratro, non solo economico. La loro richiesta di aiuto per prestiti, pari a circa 100mila euro, a criminali della Valle dell'Irno, contigui al clan Genovese, si è trasformata in una vera e propria morsa estorsiva.

Le minacce, sempre più incalzanti e volte a garantire il pagamento di tassi usurai, hanno spinto le vittime, temendo per la loro incolumità, a cercare una disperata "protezione" da un secondo gruppo: il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. Non a caso tra gli arrestati ci sono i congiunti del defunto boss Antonio De Luca detto "Vaccarella" morto nel 2020 in ospedale ad Ariano Irpino dopo aver scontato ben 27 anni di carcere.

"Vaccarelli", come lo chiamò un agente dell'Fbi durante una deposizione nel maxi processo al clan D'Alessandro nel 1994, era considerato il braccio destro del padrino Michele D'Alessandro e controllava tutti gli affari illeciti del Centro Antico di Castellammare.

 Fermati anche i congiunti del defunto boss di Castellammare, Antonio De Luca detto "vaccarella"

In un gioco di equilibri criminali e lauti profitti, la tavola è sembrata così ben imbandita da attirare anche l'attenzione di un terzo sodalizio. Gli esponenti del Nuovo Clan Partenio di Avellino hanno infatti preteso di sedersi al banchetto, reclamando la loro parte sul debito. Incatenati in questo triangolo criminale, con la vita in pericolo e le risorse esaurite, i due imprenditori hanno trovato l’unica via di fuga: la denuncia alle forze dell’ordine.

L'inchiesta, avviata a luglio 2025, ha visto un’accelerazione imposta sia dal pericolo di fuga degli indagati sia dalla necessità di tutelare la sicurezza fisica delle vittime. Il risultato è stato un'operazione lampo culminata all'alba di ieri. La Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Salerno ha dato esecuzione a un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) della Procura di Salerno, a carico di sedici persone.

Gli indagati, a vario titolo, sono ritenuti responsabili dei delitti di usura ed estorsione, entrambi aggravati dal metodo mafioso. L'indagine ha svelato una «articolata rete criminale» composta da soggetti contigui a tre distinte consorterie camorristiche, attive nelle province di Salerno, Castellammare e Avellino.

La ricostruzione: dal "Broker" alla cessione del credito

La spirale è iniziata nel 2024, come ricostruito dai magistrati Carlo Rinaldi, Elena Guarino e Francesco Soviero della DDA. Il primo "broker" delle estorsioni, identificato in Gaetano Schettini di Fisciano (vicino al clan Genovese), erogò due prestiti per un totale di 95mila euro, applicando tassi di interesse che salivano dal 10% al 12%. Le prime minacce, inclusa un’aggressione fisica in pubblico, hanno spinto i debitori a cercare il secondo referente.

Il "garante" del fronte stabiese (clan D'Alessandro) è diventato Antonio Donniacuo, il quale non solo organizzò una spedizione punitiva contro i taglieggiatori salernitani, ma si fece carico della riscossione, rendendo il prestito ancora più esoso. Le vittime hanno pagato, in tranche mensili, circa 60mila euro ai loro nuovi "protettori".

A questo punto, è entrato in gioco il Nuovo Clan Partenio. L'affare sul territorio irpino, condotto da clan esterni, fece storcere il naso ai criminali locali. La "terza cessione del credito" fu orchestrata da Diego Bocciero, che comunicò a uno degli imprenditori che tutti i pagamenti futuri dovevano essere indirizzati agli «avellinesi».

Questo messaggio fu poi ribadito da Massimo Evangelista e Rocco Ravallese, che si alternarono nella riscossione. Le rate imposte in questa fase hanno raggiunto circa 22mila euro fino ad agosto. Messo alle strette e impossibilitato a pagare oltre, il duo imprenditoriale ha trovato il coraggio di denunciare, spezzando la morsa.

Ecco l'elenco dei sedici coinvolti nell'inchiesta
  1. BOCCIERO Diego, nato ad Avellino il 18.7.1988, residente a Mercogliano (AV);

  2. DE CESARE Domenico, nato a Salerno il 10.05.1976, residente a Baronissi (SA) - attualmente sottoposto, per altra causa, alla misura cautelare degli arresti domiciliari a Pignola (PZ);

  3. DE CESARE Vincenzo, nato a Salerno il 25.

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    9.2003, residente a Baronissi (SA) - attualmente sottoposto, per altra causa, alla misura cautelare dell'obbligo di dimora;

  4. DE CESARE Francesca, nata a Salerno il 3.10.2001, residente ad Agropoli (SA);

  5. DE LUCA Alessandro, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 28.5.1979, ivi residente;

  6. DE LUCA Francesco, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 15.06.1975, ivi residente;

  7. DONNIACUO Antonio, detto "o' zepp", nato ad Avellino il 25.4.1978, residente a Montoro (AV);

  8. EVANGELISTA Massimo, nato ad Avellino il 28.06.1976, ivi residente;

  9. GENOVESE Francesco, detto "zio Franco", nato a Salerno il 27.6.1965, residente a Baronissi (SA);

  10. GUARNACCIA Roberto, detto "Robertone", nato a Nocera Inferiore (SA) l'1.11.1987, residente a Mercato San Severino (SA);

  11. PESCATORE Luigi, nato ad Avellino il 02.07.1994, residente a Ospedaletto D'Alpinolo (AV);

  12. RAVALLESE Rocco, nato a Solofra (AV) il 13.8.1966, ivi residente;

  13. SCHETTINI Gaetano, nato a Salerno il 18.5.1981, residente a Fisciano (SA);

  14. SIANO Thomas, nato ad Avellino il 04.07.1981, residente a Solofra (AV);

  15. VIETRI Roberto, nato a Salerno il 21.07.1979, residente a Montoro (AV);

  16. VITAGLIONE Giuseppe, detto "Peppe e Castellammare" o "Peppone", nato a Castellammare di Stabia (NA) il 24.2.1985, residente a Santa Maria La Carità (NA).

RIPRODUZIONE RISERVATA Articolo pubblicato il 23 Ottobre 2025 - 13:25 - Giuseppe Del Gaudio

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