

Nella foto 10 dei condannati dei due clan di Pianura
Napoli - Una nuova generazione di ras e gregari, cresciuta all’ombra dei vecchi clan di Pianura, è finita al tappeto sotto il colpo della giustizia. Quindici condanne, oltre 140 anni di carcere complessivi: è l’esito del processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, che ha sancito la disfatta delle due cosche criminali in guerra per il controllo del narcotraffico e delle estorsioni tra via Evangelista Torricelli e i rioni della periferia ovest di Napoli.
Alla sbarra i volti emergenti dei clan Esposito-Marsicano e Carillo-Perfetto, due sigle criminali che — secondo la Direzione Distrettuale Antimafia — si contendevano il monopolio degli affari illeciti con un crescendo di violenza, raid armati e vendette.
Il giudice per l’udienza preliminare Fiore, accogliendo quasi integralmente le richieste dell’accusa, ha inflitto pene pesantissime, riservando le più alte ai presunti capi e promotori delle due organizzazioni rivali.
Le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli e condotte dagli uomini della Squadra Mobile, erano partite nel 2022 e avevano portato nel novembre dello scorso anno all’arresto di quindici persone.
Al centro del fascicolo, il clan Marsicano: un gruppo di giovanissimi affiliati, decisi a imporsi nel quartiere anche con le armi. Gli investigatori hanno documentato diversi raid nella zona controllata dal clan Carillo-Perfetto, erede dello storico gruppo Pesce, con l’obiettivo di espandere il dominio criminale.
Proprio a quest’ultimo cartello sarebbe legato Patrizio Cuffaro, detto “Scantinato”, imputato per il tentato omicidio di Antonio Gaetano, alias “Biscotto”, avvenuto il 24 agosto 2022.
Lo stesso giorno, le microspie registrarono la reazione a caldo degli uomini del clan Marsicano, pronti alla vendetta per il ferimento del loro reggente. Dalla cella, Emanuele “Manuè” Marsicano frenò i suoi: «Facciamo calmare prima le acque».
Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso (416 bis), porto e detenzione di armi da fuoco, estorsione, spaccio di stupefacenti e utilizzo illecito di telefoni cellulari in carcere.
La contestazione di 416 bis ha riguardato Emanuele Marsicano, Francesco Marfella, Luca Battista, Carlo Pulicati, Christian Titas e Rosario Iorio.
Le indagini hanno inoltre svelato i legami del gruppo Marsicano con il clan Vigilia di Soccavo, in particolare con Emanuele Summa, detto “’o Piccone”, e Rosario Maglione, rispettivamente reggente e braccio destro dell’organizzazione.
I rapporti con Luca Battista e Francesco Marfella avrebbero consolidato una vera e propria alleanza criminale tra i due territori, pianificata per rafforzare lo spaccio e le attività estorsive.
Sotto processo anche Giusy Esposito e Brigida Arillo, moglie e suocera di Marsicano, ritenute dagli inquirenti coinvolte nella gestione degli affari familiari.
Emanuele Marsicano – 18 anni (in continuazione con altra sentenza)
Christian Titas – 15 anni e 4 mesi
Luca Battista – 12 anni
Carlo Pulicati – 11 anni e 4 mesi
Patrizio Cuffaro – 10 anni
Francesco Marfella – 10 anni
Rosario Iorio – 9 anni e 4 mesi
Emanuele Summa (“’o Piccone”) – 9 anni
Rosario Maglione – 9 anni
Brigida Arillo – 8 anni e 8 mesi
Vitale Luongo – 8 anni
Salvatore D’Anna – 8 anni
Angelo Marasco – 5 anni e 4 mesi
Salvatore Di Maria – 4 anni e 8 mesi
Giuseppina Pia Esposito – 4 anni
Clan Esposito-Marsicano
Nato come costola del gruppo Esposito, il clan Marsicano è guidato dalle nuove generazioni della mala di Pianura. Alla testa, Emanuele “Manuè” Marsicano, ritenuto il baby boss del quartiere. Il gruppo si è imposto nel traffico di droga e nelle estorsioni, puntando a espandersi verso i confini con Soccavo.
Clan Carillo-Perfetto
(nella foto via Evangelista Torricelli a Pianura e nei riquadri da sinistra in alto Emanuele Marsicano, Christian Titas, Luca Battista, Carlo Pulicati e Patrizio Cuffaro; in basso sempre da sinistra Francesco Marfella, Rosario Iorio, Emanuele Summa, Rosario Maglione – 9 anni
e Angelo Marasco)