Nella foto un drone sul carcere di Secondigliano e nei riquadri da sinistra il pentito Raffaele Paone e Nico Grimaldi
Napoli - C’è un filo invisibile che lega i vicoli di Scampia alle mura alte e fredde del carcere di Secondigliano. Un filo fatto di tecnologia, denaro e fedeltà criminale.
È la storia dei droni della camorra, la nuova frontiera del narcotraffico dietro le sbarre.
A svelare per la prima volta i dettagli di questo sistema è ancora Raffaele Paone, detto Rafaniello, ex uomo della Vanella-Grassi diventato collaboratore di giustizia nel 2024. Le sue dichiarazioni, ritenute “genuine, lineari e prive di intento calunniatorio” da più sentenze del Tribunale di Napoli, sono state al centro di una delle inchieste più clamorose degli ultimi anni: quella che ha portato all’ordinanza cautelare contro Nico Grimaldi e altri affiliati, accusati di aver creato una rete criminale per introdurre droga e telefoni cellulari nel carcere di Secondigliano con l’uso sistematico di droni.
Non si trattava di episodi isolati o improvvisati. Dalle intercettazioni e dalle testimonianze raccolte emerge un metodo strutturato, pianificato con precisione quasi militare.
I droni decollavano nelle ore serali dai campi o dai parcheggi abbandonati intorno al penitenziario. Venivano guidati da esperti operatori, spesso giovani del quartiere, reclutati per la loro abilità con i dispositivi tecnologici.
Il carico – piccoli pacchi contenenti cocaina, hashish e telefoni cellulari – veniva assicurato con nastro adesivo al corpo del drone, che volava basso per evitare le telecamere e si fermava sopra le sezioni dei detenuti affiliati ai clan. Lì, attraverso corde improvvisate, il contenuto veniva recuperato con ganci o bastoni artigianali.
Un sistema tanto rudimentale quanto efficace, che consentiva di rifornire i detenuti e mantenere intatti i legami con l’esterno.
Secondo il racconto di Rafaniello, la rete operava “sotto l’egida del clan della Vanella-Grassi”, in particolare del gruppo Grimaldi, attivo tra San Pietro a Patierno e Secondigliano.
Dietro la logistica dei voli c’era Nico Grimaldi, già noto alle cronache giudiziarie, e alcuni complici che si occupavano del materiale tecnico, dei rifornimenti e dei pagamenti.
“Era una macchina perfetta – spiega Rafaniello nei verbali – ognuno aveva un ruolo: chi lanciava, chi recuperava, chi si occupava dei soldi e chi della manutenzione. Tutti sapevano quando partire e quando fermarsi. Nel carcere, i boss comunicavano con l’esterno grazie ai cellulari che arrivavano dall’alto, continuando a comandare come se fossero liberi.”
L’inchiesta della DDA ha mostrato con chiarezza un fenomeno inquietante: le carceri non sono più una barriera per la camorra.
Il traffico aereo di droga e telefoni a Secondigliano ha confermato che la criminalità organizzata campana non smette mai di evolversi, adattandosi alle misure di sicurezza e sfruttando ogni possibile breccia.
Le indagini coordinate dal pool antimafia hanno permesso di ricostruire i voli, identificare gli operatori e sequestrare droni di ultima generazione, con telecamere ad alta definizione e sistemi GPS modificati. Ma nonostante gli arresti, il sistema non si è mai fermato del tutto.
“Quando un drone veniva intercettato, nel giro di due giorni ne compariva un altro,” racconta una fonte investigativa. “Cambiano i piloti, ma i soldi e gli ordini continuano a girare.”
La credibilità di Rafaniello, già sancita da diverse sentenze, è uno degli elementi centrali di questa inchiesta.
Già condannato per partecipazione al clan Vanella-Grassi, conosceva perfettamente i meccanismi interni e le logiche del potere. Anche dal carcere, come ha ammesso egli stesso, utilizzava telefoni cellulari per comunicare quotidianamente con affiliati liberi e detenuti.
Una volta iniziata la collaborazione, nel maggio 2024, le sue parole hanno permesso agli inquirenti di unire i puntini: le piazze di Scampia, i droni su Secondigliano, i soldi che viaggiavano nascosti nei conti criptati.
I droni della Vanella-Grassi non sono solo un episodio: rappresentano una nuova fase della criminalità organizzata napoletana, dove la tecnologia entra a pieno titolo tra gli strumenti del potere.
Il controllo del carcere, la gestione delle piazze e la capacità di comunicare in tempo reale con i boss detenuti delineano uno scenario in cui il confine tra dentro e fuori non esiste più.
E in questo nuovo scenario, uomini come Rafaniello – testimoni di due mondi, quello del silenzio e quello della parola – diventano chiavi indispensabili per capire come la camorra continui a reinventarsi, anche tra le mura più sorvegliate d’Italia.
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L'articolo presenta una situazione molto complessa e inquietante, i droni e la loro utilizzo dalla camorra rappresentano un problema serio. Ma è importante anche considerare come le autorità stanno rispondendo a queste sfide moderne nella lotta contro il crimine organizzato.