Napoli – In un'aula del Tribunale di Napoli, ieri, si è consumato un colpo di scena che ha ridato libertà di movimento a un volto noto tra le curve del San Paolo. L'ultras, un 40enne pregiudicato legato a un gruppo criminale dell'hinterland nord partenopeo, è stato assolto dall'accusa di violazione del Daspo – il divieto di accesso agli stadi imposto per prevenire episodi di violenza ultras – dal giudice monocratico Luca Purcaro della Quinta Sezione Penale.
Non solo: il magistrato ha immediatamente revocato il divieto di dimora nella città di Napoli, misura cautelare notificata al termine del rito direttissimo celebrato a seguito del suo arresto, datato ottobre 2024.
La vicenda risale a una notte di passione calcistica, quella della sfida europea tra il Napoli di Walter Mazzarri e lo Sporting Lisbona, valida per la fase a gironi di Champions League. L'atmosfera, già elettrica per l'attesa di un match cruciale per gli azzurri, degenera in via Toledo, nel cuore pulsante del centro storico napoletano.
Qui, un gruppo di tifosi partenopei, tra cui l'imputato, si scontra con una delegazione di supporter portoghesi in arrivo per la partita. Ne scaturisce una rissa che vede coinvolti sei ultras azzurri: tre di loro, incluso il pregiudicato, finiscono in manette per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, mentre gli altri tre ricevono una semplice denuncia a piede libero.
Fermati dalla Polizia di Stato – con la Digos in prima linea per monitorare i rischi legati al tifo organizzato – i supporter erano accusati di aver aggredito i rivali con pugni, calci e oggetti improvvisati, in un episodio che rischiava di macchiare l'immagine di una città da sempre devota al pallone ma segnata da anni di tensioni ultras.Potrebbe interessarti
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L'ultras in questione, già noto alle cronache per precedenti legami con fazioni criminali dell'area flegrea, portava sulle spalle un Daspo attivo dal 2020, emesso proprio per analoghi comportamenti violenti durante partite di Serie A.
Difeso con tenacia dall'avvocato Emilio Coppola, il legale ha costruito la sua strategia su una serie di elementi probatori: dai filmati delle telecamere di sorveglianza che, secondo la difesa, non lo ritraggono in prima linea nell'alterco, fino alle incongruenze nelle testimonianze dei tifosi portoghesi, rese confuse dall'adrenalina del momento.
"Non c'è prova inequivocabile della sua partecipazione attiva – ha argomentato Coppola in aula – e il Daspo, per quanto severo, non può essere un cappio al collo senza basi solide".
Il giudice Purcaro, dopo un'udienza lampo, ha dato ragione alla difesa: assoluzione piena per insufficienza di prove, con la conseguente cancellazione della misura restrittiva che aveva costretto l'imputato a un esilio forzato dalla sua Napoli.





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