Una giornata d’estate tra sole e mare che si è trasformata in un incubo. Un’immersione nelle acque del Cilento, poi i sintomi improvvisi, il collasso, la corsa contro il tempo
. È la storia di un sub di Molfetta, vittima di una grave embolia da decompressione, che oggi può dirsi fuori pericolo grazie all’intervento tempestivo dei medici dell’Unità di Medicina Iperbarica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno.
Il malore e la corsa in ospedale
Il sub era stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso di Sapri in condizioni critiche: disorientato, con parametri instabili e segni clinici inequivocabili di sindrome da decompressione. La situazione era grave, al punto da richiedere il trasferimento immediato al Ruggi, centro di riferimento per questo tipo di patologie.
Il trattamento iperbarico
A Salerno, l’uomo è stato subito sottoposto agli accertamenti diagnostici e a un trattamento iperbarico personalizzato, durato oltre cinque ore.Potrebbe interessarti
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Grazie a questo protocollo e al lavoro coordinato di medici, infermieri e personale sanitario, il paziente è stato dichiarato fuori pericolo e affidato alle cure del suo medico di riferimento, che seguirà i controlli specialistici nelle prossime settimane.
La soddisfazione della direzione
Sulla vicenda è intervenuto il manager del Ruggi, Ciro Verdoliva:
«Ancora una volta la nostra Azienda ha dimostrato la capacità di rispondere con prontezza e professionalità a situazioni di emergenza particolarmente delicate. A medici, infermieri e operatori va il mio più sentito ringraziamento: la loro dedizione e la loro umanità sono la cifra distintiva di un grande ospedale».
Un’emergenza sottovalutata
L’episodio riporta l’attenzione sul rischio delle immersioni subacquee praticate senza le necessarie precauzioni o senza rispettare le regole di decompressione. La sindrome da decompressione, nota tra i sub come “malattia da immersione”, può avere conseguenze gravissime se non trattata con tempestività e con strumenti adeguati, come la camera iperbarica.
Nel caso del sub di Molfetta, la rapidità dei soccorsi e la competenza del personale hanno fatto la differenza tra la vita e la morte. Un monito, ma anche una storia a lieto fine, che mette in luce l’importanza delle strutture di eccellenza del Mezzogiorno e di un sistema sanitario capace di intervenire con efficacia anche in scenari di emergenza estrema.






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