Nella foto il cantiere edile dove è avvenuto l'incidente
Una nuova tragedia sul lavoro scuote l’Abruzzo. Francesco Ortucci, 55 anni, originario di Casaluce, in provincia di Caserta, è morto ieri mattina dopo essere precipitato da un ponteggio alto circa dodici metri all’interno di un cantiere edile a Vittorito, piccolo comune della Valle Peligna, a pochi chilometri da Sulmona.
Secondo le prime ricostruzioni, Ortucci – dipendente di una ditta edile dell’Aquila – stava lavorando insieme ad alcuni colleghi quando, per cause ancora in corso di accertamento, ha perso l’equilibrio ed è caduto nel vuoto.
Immediati i soccorsi: i compagni di squadra hanno allertato il 118, che è giunto sul posto con l’elisoccorso. Ma per il 55enne non c’è stato nulla da fare: i sanitari non hanno potuto che constatarne il decesso.
Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Sulmona, il Nucleo Ispettorato del Lavoro dell’Aquila, gli ispettori della Asl e il magistrato di turno della Procura sulmonese, che ha aperto un fascicolo per accertare eventuali responsabilità. Al centro delle verifiche le condizioni di sicurezza del cantiere e il rispetto delle norme in materia di prevenzione.
Il caso di Ortucci si inserisce in una scia nera che, purtroppo, non accenna a fermarsi. Ogni anno in Italia centinaia di lavoratori perdono la vita a causa di cadute dall’alto, schiacciamenti e altre dinamiche che mettono in luce le falle nella sicurezza. Solo in Abruzzo, nei primi mesi del 2025, si sono registrati diversi incidenti gravi in edilizia, settore particolarmente esposto ai rischi.
A Casaluce, piccolo centro della provincia di Caserta dove la vittima viveva con la sua famiglia, la notizia si è diffusa rapidamente, lasciando sgomenti parenti e amici. Ortucci era conosciuto come un uomo dedito al lavoro e legato ai suoi affetti.
La magistratura, insieme agli ispettori del lavoro, dovrà ora stabilire se nel cantiere fossero rispettate tutte le misure previste dalla normativa.
Un accertamento non solo di rito: perché dietro ogni tragedia c’è un nome, un volto e una comunità che resta a chiedere perché la sicurezza sul lavoro continui a essere troppo spesso sacrificata.
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