Da sinistra il pentito Romolo Ridosso, il carabiniere Lazzaro Cioffi, il colonnello Fabio Cagnazzo, e l'imprenditore Giuseppe Cipriano
Salerno – A quindici anni dall’assassinio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, l’inchiesta sulla sua morte arriva a un passaggio cruciale.
Domani mattina, davanti al Gup del Tribunale di Salerno, si terrà l’udienza preliminare per quattro indagati, per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
Era la sera del 5 settembre 2010, poco prima delle 22, quando Vassallo, alla guida della sua station wagon, fu raggiunto da nove colpi di pistola calibro 9, esplosi a bruciapelo da una Tanfoglio baby mai ritrovata.
Il sindaco stava rincasando nella frazione costiera di Acciaroli, dopo aver partecipato a una riunione dei Comuni del Vallo di Diano. Una raffica di proiettili lo freddò mentre aveva abbassato il finestrino: un delitto che sconvolse l’intero Cilento e il Paese.
L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, ha esplorato negli anni diverse piste: dalla camorra ai possibili motivi personali. Direzione distrettuale antimafia.
L’ipotesi più accreditata è che Vassallo, sindaco ambientalista e uomo scomodo per interessi criminali, sia stato eliminato perché considerato un ostacolo agli affari illeciti, soprattutto quelli legati al traffico di droga lungo la costa cilentana, meta turistica in forte crescita grazie proprio alla sua azione amministrativa.
Il primo nome finito nel registro degli indagati fu, nel 2015, quello di Bruno Humberto Damiani, detto “il brasiliano”, con precedenti da spacciatore. La sua posizione è stata però archiviata due volte per insufficienza di prove.
Una svolta si registrò il 28 luglio 2020, quando la Dda salernitana dispose perquisizioni e sequestri a carico di nove persone. Da quell’indagine nacquero, nel novembre 2024, le misure cautelari nei confronti di quattro uomini accusati a vario titolo di concorso in omicidio: il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo; l’imprenditore Giuseppe Cipriano; l’ex collaboratore di giustizia Romolo Ridosso, del clan omonimo di Scafati, accusato di aver orchestrato un depistaggio coinvolgendo lo stesso Cagnazzo; l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, ritenuto vicino al clan Fucito.
Le misure cautelari furono però annullate prima dalla Cassazionee poi dal Tribunale del Riesame. Gli indagati restarono comunque sotto accusa e la Procura, a distanza di mesi, ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio.
Il processo, se verrà disposto, potrebbe finalmente dare un volto e un movente certo all’omicidio che ha privato il Cilento di un sindaco simbolo, capace di trasformare Acciaroli e Pollica in mete turistiche di richiamo internazionale con una politica di tutela ambientale e sviluppo sostenibile.
Il “sindaco pescatore”, come veniva chiamato Angelo Vassalloper le sue origini e il legame profondo col mare, resta una figura iconica della buona politica. La sua uccisione, a distanza di quindici anni, è ancora una ferita aperta.
Domani, nell’aula del Tribunale di Salerno, si riaccenderanno i riflettori su una vicenda che ha intrecciato politica, camorra, malaffare e tentativi di depistaggio. La comunità cilentana e la famiglia di Vassallo attendono giustizia, dopo anni di silenzi, archiviazioni e colpi di scena.
Questo articolo è stato pubblicato il 15 Settembre 2025 - 19:26
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L'articolo parla di un omicidio che è stato molto importante per la comunità. Anche se ci sono state molte indagini, sembra che non si è arrivati a una conclusione chiara. La giustizia è qualcosa che dovrebbero avere tutte le persone.