Nella foto in alto un'anziana vittima delle truffe della banda di Forcella
Napoli– Il Tribunale del Riesame di Napoli ha disposto la scarcerazione di Alberto Macor, detenuto dal 10 febbraio scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a truffe ai danni di persone anziane.
I giudici hanno accolto integralmente il ricorso presentato dall’avvocato Bruno Cervone, sostituendo la misura della custodia cautelare in carcere con i domiciliari presso la comunità terapeutica “Regina Pacis” di San Benedetto Ullano, in provincia di Cosenza.
La decisione, emessa il 14 agosto, ribalta il provvedimento del gip che lo scorso 23 luglio aveva respinto la richiesta della difesa, motivando il diniego con “esigenze cautelari di eccezionale rilevanza” e con dubbi sulla documentazione sanitaria prodotta.
Il Riesame, presieduto dalla dottoressa Marina Cimma, ha invece condiviso le tesi difensive, ritenendo la documentazione presentata – certificati medici, relazioni del Ser.D. e disponibilità della struttura terapeutica – pienamente conforme alle previsioni di legge.
Secondo i giudici, la tossicodipendenza di Macor rappresenta uno stato patologico che non si interrompe con la detenzione e che anzi può costituire un “fattore criminogeno”.
Un principio che, sottolinea l’ordinanza, impone di privilegiare il percorso di recupero rispetto alla mera esigenza custodiale, salvo che non emergano pericoli di eccezionale gravità.
La detenzione in carcere, osserva il Riesame, non avrebbe eliminato le radici del comportamento illecito, mentre un percorso terapeutico può favorire l’allontanamento del soggetto dal contesto criminale.
La vicenda giudiziaria di Macor, accusato di far parte di una rete dedita a raggiri contro anziani, resta comunque aperta: l’inchiesta è in corso e le accuse dovranno essere vagliate nel merito dal tribunale.
“Accogliamo con grande soddisfazione questa decisione, che rappresenta una vittoria per il diritto e per la civiltà. Il Tribunale del Riesame ha dimostrato coraggio e lungimiranza, riaffermando che lo Stato non può limitarsi a un approccio puramente punitivo, ma deve farsi carico delle cause profonde del disagio che spesso sfocia nel crimine, come la tossicodipendenza.
La nostra tesi è sempre stata chiara: offrire al mio assistito un percorso di cura concreto non era una richiesta di impunità, ma l’unica, vera strada per il suo recupero e per la sicurezza della collettività. Questa ordinanza riconosce che la tutela della salute e il recupero della persona sono strumenti essenziali per prevenire future recidive, anche di fronte a contestazioni di reato molto gravi.
Il signor Macor potrà ora iniziare un percorso che, ne siamo certi, gli consentirà di riprendere in mano la sua vita in modo costruttivo.
Il signor Macor sarà a breve trasferito dall’istituto carcerario alla comunità terapeutica per dare inizio al programma di riabilitazione”. Questo il commento dell’avvocato.
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