Nella foto in alto i due rapinatori Francesco Pio Salvati e Giuseppe Ruggiero
Napoli – Si chiama Francesco Pio Salvati, 23 anni da Pianura: è lui il secondo protagonista della clamorosa rapina da 80mila euro avvenuta la sera del 12 agosto scorso sul lungomare partenopeo, sotto gli occhi di turisti e cittadini.
La polizia lo ha arrestato ieri mattina. Dalle indagini è emerso che è lui l’autore della clamoroso e violenta rapina culminato con lo strappo dal polso dal facoltoso turista, un imprenditore marocchino in vacanza a Napoli con la famiglia, costoso orologio Audemars Piguet in oro del valore di 80mila euro.
Ed è lui quindi colui che sparò nella hall dell’albergo sul Lungomare per coprirsi la fuga dopo la colluttazione con la vittima. Stamane nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip potrebbe decidere di svelare i nomi dei mandanti della clamorosa rapina e che fine ha fatto il costoso orologio.
Il turista, rimasto ferito con un trauma contusivo multiplo, guaribile in dieci giorni, riuscì a salvarsi, ma l’assalto segnalò ancora una volta la vulnerabilità delle aree turistiche della città.
Ma ciò che rimase impresso fu il terrore negli occhi dei presenti, i corridoi di un hotel simbolo dell’ospitalità partenopea trasformati per alcuni interminabili istanti in un teatro di guerra.
E non bastò quell’assalto spettacolare. Subito dopo, con i volti coperti dai caschi e le pistole ancora in pugno, i due rapinatori passarono all’incasso di un supermercato al corso Europa, fuggendo con oltre duemila euro. Un crescendo criminale, una sfida plateale alle forze dell’ordine, consumata sotto il sole di Ferragosto.
La risposta dello Stato fu immediata. La Squadra Mobile, coordinata dalla Procura, avviò una caccia serrata, incrociando testimonianze, immagini delle telecamere di sorveglianza e riscontri sul campo.
Il primo a cadere nella rete fu Giuseppe Ruggiero, 26 anni, trovato a casa di un familiare poche ore dopo il doppio colpo: il suo scooter e il casco, abbandonati, erano già finiti nelle mani degli investigatori. Per lui scattò subito la custodia cautelare in carcere.
Ora, a distanza di pochi giorni, è toccato a Salvati. L’accusa è pesante: concorso in rapina pluriaggravata e continuata, porto abusivo d’arma da fuoco, lesioni aggravate. Un fascicolo che racconta non solo la violenza di un gesto, ma anche l’arroganza criminale di chi ha scelto di seminare il panico in uno dei luoghi più simbolici della città.
Il clamore mediatico e la pressione istituzionale sono stati immediati. «Un risultato che rafforza la fiducia dei cittadini e dei turisti», ha dichiarato il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ringraziando magistratura e forze dell’ordine per «l’impegno costante anche durante le festività». Parole che cercano di restituire un senso di sicurezza a una città che, quella notte, vide infrangersi il proprio volto turistico sotto la brutalità di una pistola impugnata da due giovani rapinatori.
L’arresto di Salvati chiude il cerchio investigativo, ma resta l’eco di quell’immagine: il lampo di una pistola dentro un hotel di lusso, nel cuore della Napoli che il mondo guarda. Un’immagine che continua a pesare come un monito sulla fragilità del confine tra normalità e violenza.
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