Napoli – Si è conclusa in poche ore l’evasione dal carcere di Poggioreale che nella notte aveva scosso l’intero sistema penitenziario campano.
Anche il secondo fuggitivo, un algerino di 32 anni, è stato catturato a Mondragone, nel Casertano, dalla Polizia penitenziaria. Il primo, un siriano di 23 anni, era già stato bloccato in mattinata.
A coordinare le operazioni è stata il provveditore delle carceri per la Campania, Lucia Castellano, che ha espresso il suo plauso al corpo di Polizia penitenziaria per la rapidità e l’efficacia dell’intervento. Ma dietro l’esito positivo dell’inseguimento resta l’ombra di un episodio che mette a nudo le falle del sistema.
I due detenuti, entrambi reclusi per rapina, sono riusciti a fuggire con un piano rudimentale ma efficace: aprire un varco interno e calarsi con lenzuola legate dal muro di cinta. Una scena che riporta l’attenzione sul carcere partenopeo, già noto per il sovraffollamento e le condizioni difficili di gestione.
Durissimo il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria): “È un fatto di estrema gravità che non può passare sotto silenzio. Non è un episodio isolato, ma il sintomo di un sistema in emergenza continua. A Poggioreale ci sono oltre 2.000 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 1.624 posti, e la Polizia penitenziaria conta oggi 670 unità contro le 828 previste, un deficit del 20%”.
Capece parla di agenti “stremati”, costretti a turni massacranti e alla riduzione dei presidi di sicurezza. Una condizione che, unita al sovraffollamento e alla fatiscenza delle strutture, rende i penitenziari campani delle vere e proprie polveriere.
La doppia cattura ha evitato il peggio, ma l’evasione lampo di Poggioreale resta un campanello d’allarme: quello di un sistema penitenziario sempre più fragile, dove la sicurezza sembra poggiare sulla tenuta di personale ormai allo stremo.
Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 19 Agosto 2025 - 14:43