Napoli – Il Vesuvio continua a bruciare e la paura si mescola alla rabbia per una situazione che, a oltre tre giorni dalle prime segnalazioni, non è ancora sotto controllo.
Nonostante il massiccio dispiegamento di forze giunte da tutta Italia, i fronti di fuoco sono ancora tre e i cittadini si chiedono, sui social e nelle strade, come sia possibile che un incendio di queste proporzioni non sia stato spento prima.
La dinamica e le indagini
Il lavoro di contenimento continua senza sosta, tra l’impiego di canadair, elicotteri e squadre a terra, ma la conta dei danni è già pesantissima. La Procura di Nola ha aperto un fascicolo e una task force di specialisti, composta da Carabinieri con specifiche competenze, sta indagando per risalire alle cause del rogo.
Sebbene al momento non siano state trovate tracce di inneschi dolosi, la mano dell’uomo sembra la pista più accreditata, sia per dolo che per negligenza.
La vicenda è avvolta da un’ombra di inquietudine: ci sono infatti testimonianze che un piccolo incendio nella pineta di Terzigno fosse stato segnalato e ignorato tre giorni prima che la situazione precipitasse. Un ritardo che ha scatenato la frustrazione e la rabbia dei residenti, che denunciano la scarsa tempestività delle risposte istituzionali.
Legambiente, occhio alla bonifica post incendio “Non si può sbagliare, aree percorse dal fuoco vanno monitorate”
Le fiamme hanno devastato oltre 500 ettari di terreno, con il fronte del fuoco che ha raggiunto i tre chilometri. L’emergenza ha spinto la Regione a chiedere e ottenere lo stato di mobilitazione nazionale, che ha permesso l’arrivo di volontari da tutta Italia.
Ma i danni sono già irreparabili: la Coldiretti Napoli ha denunciato la distruzione di numerosi vigneti di Lacryma Christi, oltre alle produzioni di altre eccellenze locali come i pomodorini del Piennolo e le albicocche Pellecchiella.
Anche Legambiente Campania alza la voce, sottolineando la necessità di non abbassare la guardia. La presidente Mariateresa Imparato ha ricordato che è fondamentale un monitoraggio costante delle aree bruciate per evitare che le temperature elevate riattivino focolai nascosti.
L’associazione chiede un’indagine approfondita per accertare le responsabilità e assicurare che venga fatta chiarezza su questa che definisce una vera e propria “disastro ambientale”.
La speranza di un sospiro di sollievo
Nonostante il quadro drammatico, il presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Raffaele De Luca, si dice fiducioso, sperando che “domani possa essere la giornata per tirare un respiro di sollievo”. Nel frattempo, i Vigili del Fuoco continuano a lavorare incessantemente per domare gli ultimi focolai ancora attivi.
Articolo pubblicato da Giuseppe Del Gaudio il giorno 10 Agosto 2025 - 21:18
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