Un rogo spettacolare divampato alle 3 di notte del 10 agosto ha trasformato l’area dell’ex Macello di Poggioreale in una bomba chimica a cielo aperto.
Tra rifiuti abbandonati e vegetazione incenerita, le fiamme hanno sprigionato un cocktail letale di diossine, furani e policlorobifenili, ora sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici Arpac.
Mentre i Vigili del Fuoco combattevano l’incendio fino all’alba, i campionatori ad alto flusso sono entrati in azione per catturare l’aria avvelenata. Dove sono finiti i veleni? Quanto hanno già contaminato il quartiere? Le risposte arriveranno solo a laboratori chiusi, ma intanto nessuno garantisce l’aria pulita.
“Diffonderemo i dati appena li avremo”, promette l’Arpac, invitando i cittadini a tenere d’occhio il sito arpacampania.it. Ma a Poggioreale il vento ha già fatto il suo lavoro: la diossina, sostanza cancerogena e persistente, potrebbe essersi depositata su terreni, coltivazioni, persino sui balconi.
L’ex Macello, simbolo di degrado, è da anni una discarica a cielo aperto. E ora, con questo incendio sospetto, rischia di diventare l’ennesima emergenza ambientale per una Napoli già stritolata dai veleni.
C’è chi teme il disastro silenzioso. E chi, invece, aspetta solo i numeri per gridare allo scandalo. Intanto, l’odore di bruciato persiste… e con lui, l’incubo di un avvelenamento senza confini.
Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 11 Agosto 2025 - 14:43
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