Napoli– Nove imputati ritenuti appartenenti o contigui al clan Moccia, la storica organizzazione camorristica attiva ad Afragola e in altre zone della Campania e con ramificazioni su Roma e il Lazio, sono tornati in libertà a causa della scadenza dei termini di custodia cautelare.
Un colpo durissimo per l’immagine della giustizia italiana e, in particolare, per la Procura partenopea, da molti considerata tra le più attive nella lotta alle mafie.
A disporre la scarcerazione è stata la sesta sezione penale del Tribunale di Napoli, in funzione durante il periodo feriale. È stato questo collegio a rilevare la decorrenza dei termini massimi di custodia preventiva, prendendo una decisione che rischia ora di avere forti ripercussioni giudiziarie e politiche.
Il processo – avviato nel 2021 – è attualmente ancora in corso presso la settima sezione penale, ma i rallentamenti, le udienze dilazionate e l’eccessiva durata del procedimento hanno determinato l’esaurimento dei tempi previsti per la detenzione cautelare.
Tra gli imputati scarcerati figurano nomi di spicco della famiglia Moccia: Gennaro, Antonio, Angelo e Luigi Moccia, oltre a Pasquale Credendino, Francesco Favella, Gennaro Rubiconti, Antonio Nobile e Giovanni Esposito.
Le istanze di scarcerazione erano state presentate da un collegio di legali tra cui gli avvocati Saverio Senese e Nicola Quatrano.
Solo Angelo Moccia resta detenuto per una condanna definitiva
Unica eccezione: Angelo Moccia, che resta detenuto per una condanna definitiva emessa a Roma, dove però non era stata riconosciuta l’aggravante mafiosa.
Prescrizioni per gli scarcerati
In considerazione della “oggettiva gravità dei fatti contestati”, i giudici hanno comunque imposto alcune misure restrittive agli imputati tornati in libertà, tra cui il divieto di dimora in Campania e nel Lazio. Misure che, tuttavia, non compensano la portata della decisione.
Il caso sta già suscitando un’ondata di polemiche. La mancata celebrazione del processo entro i termini di legge pone interrogativi sull’efficienza del sistema giudiziario, soprattutto quando in gioco ci sono reati di stampo mafioso.
Secondo fonti giudiziarie, il processo avrebbe subito ritardi legati al calendario fitto delle udienze, a rinvii tecnici e all’alto numero di imputati coinvolti. Ma resta il fatto che, dopo anni di indagini, intercettazioni e misure cautelari, nove tra boss e affiliati di primo livello al potente clan camorristico sono tornati liberi per scadenza dei termini.
Un dettaglio destinato a pesare anche politicamente: la notizia rischia infatti di diventare un caso nazionale, alimentando le critiche su una giustizia spesso lenta, farraginosa e incapace di garantire efficacia nei processi contro le mafie.
(nella foto da sinistra Angelo Moccia, Luigi Moccia, Antonio Moccia e Gennaro Moccia)
Articolo pubblicato da Rosaria Federico il giorno 1 Agosto 2025 - 16:08
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