Napoli – Finiranno direttamente davanti alla Corte di Assise senza passare dall’udienza preliminare Massimiliano Esposito, detto ’o scognato, e Luigi Bitonto, alias provolino, ritenuti elementi di vertice della criminalità organizzata nell’area flegrea.
I due sono accusati di essere tra gli esecutori materiali del brutale omicidio di Antonio Ivone, avvenuto nell’agosto del 2000 a Bagnoli, e saranno processati a partire dal prossimo 12 settembre.
La decisione è stata presa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Fabrizio Finamore, che ha firmato il decreto di giudizio immediato disponendo il rinvio a giudizio dei due presunti killer davanti alla seconda sezione della Corte d’Assise. A difendere gli imputati saranno gli avvocati Roccio Maria Spina, che assiste entrambi, e Claudio Davino, legale di fiducia di Esposito.
Una lunga vicenda giudiziaria
Il provvedimento arriva al termine di un complesso percorso giudiziario. Nei mesi scorsi il Tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico dei due imputati, ma la Procura ha impugnato la decisione e la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha disposto una nuova valutazione del caso. A marzo 2025, i giudici della libertà hanno ripristinato la misura cautelare per entrambi, aprendo la strada al giudizio immediato.
Resta ora da capire se Esposito e Bitonto sceglieranno di affrontare il processo con rito ordinario o se opteranno per l’abbreviato, strategia che, in caso di condanna, potrebbe garantire loro uno sconto di pena.
Il racconto dei pentiti: “Ivone ucciso per il controllo di Bagnoli”
La vera svolta nelle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, è arrivata lo scorso anno grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Marco Conte e Raffaele Giogli. Conte ha indicato in modo dettagliato la composizione del gruppo che avrebbe partecipato all’omicidio: “Io, Massimiliano Esposito, Luigi Bitonto, Massimiliano De Franco (poi deceduto), Pietro Esposito detto Pierino (anch’egli deceduto) e Raffaele Giogli”.
Secondo i verbali, il movente dell’omicidio sarebbe stato legato alla volontà di Massimiliano Esposito di imporsi come leader assoluto sulla zona flegrea, eliminando potenziali rivali. Antonio Ivone, infatti, era ritenuto vicino a Rodolfo Zinco, legato al clan Rossi, storico nemico del gruppo Esposito.
“Massimiliano – racconta ancora Conte – voleva colpire Zinco, ma non riuscendo a trovarlo, ordinò di colpire Ivone, che si trovava seduto davanti a un chiosco in via Tertulliano”. È lì che, secondo l’accusa, sarebbe scattata la decisione di uccidere. Bitonto, secondo i racconti, avrebbe coordinato il gruppo: “Fece segno a Giogli e a Pietro Esposito di avvicinarsi e indicò loro Ivone. Poi si rivolse a me dicendo di essere pronto a coprire la fuga”.
A sparare, sempre secondo la ricostruzione dei pentiti, sarebbe stato Massimiliano Esposito, seguito da Giogli, la cui pistola però si sarebbe inceppata. Nell’azione, fu sfiorato anche un parente della vittima, verso il quale Giogli esplose un colpo senza ferirlo.
Il processo fissato per il 12 settembre
Con le accuse formalizzate e i gravi indizi raccolti, ora Massimiliano Esposito e Luigi Bitonto dovranno difendersi in aula da una delle accuse più pesanti previste dal codice penale: omicidio aggravato dal metodo mafioso. Un processo, fissata per il 12 settembre, che si preannuncia complesso, ma che potrebbe scrivere una pagina importante nella lunga e sanguinosa storia della camorra dei quartieri occidentali di Napoli.
Articolo pubblicato da Rosaria Federico il giorno 3 Agosto 2025 - 10:01
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