Un Miglio d’Oro davvero luminoso ha fatto da sfondo all’edizione più partecipata e simbolicamente unitaria del Festival delle Ville Vesuviane, che si è chiusa con un bilancio più che positivo e il cuore colmo di emozioni.
Ventisette spettacoli, cinque comuni coinvolti, un intero mese di appuntamenti e circa seimila spettatori: numeri che non raccontano soltanto il successo di una rassegna, ma l’effetto concreto di una visione, di una sinergia e di una passione finalmente condivisa.
Per la prima volta, infatti, tutte le città del Miglio d’Oro – Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre del Greco e Napoli (VI Municipalità) – si sono unite in un unico progetto culturale, facendo sistema attorno alla bellezza senza tempo delle dimore storiche che ne custodiscono l’anima: Villa Campolieto, Villa Vannucchi, Villa Mascolo, Palazzo Vallelonga e Palazzo Bisignano sono tornate a vivere, restituite alla loro naturale vocazione di luoghi d’arte, incontro e memoria condivisa.
A guidare questo autentico rinascimento vesuviano è stato ancora una volta il presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane, Gennaro Miranda, che con determinazione e visione ha saputo imprimere al festival un respiro nuovo, capace di coniugare radici e contemporaneità.
Accanto a lui, il direttore artistico Bruno Tabacchini, che ha firmato un cartellone raffinato e polifonico, attraversato da grandi nomi, prime nazionali, omaggi poetici, danza, musica, tradizione e sperimentazione. Un programma pensato come un vero e proprio viaggio identitario, in grado di parlare tanto alla comunità locale quanto a un pubblico più ampio, attirato dalla ricchezza e dalla qualità dell’offerta culturale.
Rispetto allo scorso anno, l’affluenza è raddoppiata, confermando che l’investimento sulle Ville Vesuviane, intese non solo come monumenti ma come presìdi vivi di cultura, è stato non solo opportuno ma necessario. La cifra dei circa seimila spettatori complessivi rappresenta un traguardo importante, ma anche un punto di partenza per un futuro che si preannuncia ancora più ambizioso.
Il Festival delle Ville Vesuviane si è così confermato non solo come uno degli appuntamenti culturali più prestigiosi dell’estate campana, ma come un laboratorio di comunità, dove l’arte si fa linguaggio comune, ponte tra generazioni e motore di rinascita territoriale. Le luci si spengono sui palcoscenici, ma resta accesa la fiamma di un’identità che ha finalmente ritrovato casa.
Articolo pubblicato da A. Carlino il giorno 30 Luglio 2025 - 13:40

Collaboratore di lunga data di Cronache della Campania
Da sempre attento osservatore della società e degli eventi.
Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni.
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