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Tragedia Funivia del Faito, la fune si spezzò per mancata manutenzione

I primi esiti dell’incidente probatorio confermano gravi criticità
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La notizia in breve

  • Causa del crollo: La fune traente è stata strappata dalla testa fusa, danneggiando la puleggia e causando la caduta della cabina.
  • Indagini in corso: 26 indagati per disastro e omicidio colposo; si indaga su gravi carenze nella manutenzione e nei controlli dell'impianto.

Castellammare – La fune traente potrebbe essere stata letteralmente *strappata* dalla testa fusa, con conseguente danneggiamento di una puleggia, divelta nella stazione a monte.

Un cedimento devastante che, secondo le prime risultanze degli accertamenti tecnici irripetibili, avrebbe provocato il crollo della cabina della Funivia del Monte Faito, costato la vita a quattro persone e il ferimento grave di un altro passeggero, nel tragico incidente dello scorso 17 aprile.

È questo uno dei primi riscontri emersi dai sopralluoghi tecnici eseguiti tra venerdì e sabato nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, Luisa Crasta, su richiesta delle difese di alcuni degli indagati.

Le operazioni, iniziate con oltre un mese di ritardo rispetto alla nomina dei periti, si sono svolte nelle due stazioni dell’impianto – ancora sotto sequestro – e nella zona impervia dove giacciono i rottami della cabina precipitata lungo il pendio della montagna.

Il procedimento, coordinato dalla Procura di Torre Annunziata con il procuratore Nunzio Fragliasso, l’aggiunto Giovanni Cilenti e i sostituti Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, vede 26 indagati tra cui dirigenti dell’EAV (Ente Autonomo Volturno), ente gestore dell’impianto. Le accuse ipotizzate vanno dal disastro colposo all’omicidio colposo, fino alle lesioni colpose.

Sotto accusa la manutenzione

Nel mirino degli inquirenti vi sono le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, ma anche i controlli periodici sull’impianto. Secondo le prime verifiche, gravi carenze e superficialità nei controlli potrebbero aver compromesso la sicurezza della funivia.

Il cavo intrecciato in acciaio si sarebbe strappato dalla testa fusa, causando a sua volta la distruzione della puleggia superiore e rendendo inevitabile la caduta della cabina.

A condurre gli accertamenti è un collegio peritale di altissimo profilo: Antonio Formisano, ingegnere strutturista e docente della Federico II, e Paolo Pennacchi, ingegnere meccanico del Politecnico di Milano, affiancati dai consulenti della Procura Nicola Augenti e Renato Esposito, oltre a una ventina di tecnici nominati dalle difese e dalle parti offese. Tra queste, la famiglia Suliman, che ha affidato l’incarico all’ingegnere Fabrizio Pellegrino, per il tramite dell’avvocato Hilarry Sedu.

Il relitto sarà rimosso

Dopo le ispezioni nelle due stazioni e la verifica dei primi reperti – tra cui la testa fusa danneggiata e la puleggia compromessa – ieri si è svolto un terzo sopralluogo nel punto dove la cabina si è schiantata. L’area è talmente impervia da rendere necessario il trasporto dei consulenti in gruppi di tre, con l’ausilio dei vigili del fuoco e con tecniche di imbracatura.

Nei prossimi giorni il relitto della cabina sarà rimosso con l’ausilio di un elicottero e trasportato in un deposito giudiziario, dove proseguiranno gli esami tecnici. Le perizie saranno decisive per chiarire dinamiche e responsabilità di una tragedia che, a quanto emerge, avrebbe potuto essere evitata con una più attenta e rigorosa manutenzione dell’impianto.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato da Giuseppe Del Gaudio il giorno 28 Luglio 2025 - 11:02




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