Sabrina Efionayi
Il Rarrǝca Festival si è concluso domenica 6 luglio, ma la sua eco continua a risuonare. L’energia sociale sprigionata nei due giorni di incontri ha generato uno sguardo solidale, consapevole, responsabile. Un punto d’incontro tra esperienze diverse che si sono intrecciate fino a diventare racconto e poi memoria condivisa.
Filo conduttore di quest’anno è stata la resistenza quotidiana, culturale, identitaria: il vivere i luoghi, il rimanere fedeli ai propri valori, lo stare tra le persone. E soprattutto il ritorno, inteso come “restanza” — un neologismo carico di significato, che racconta la permanenza come forma di cura e costruzione di comunità.
È per questo che vogliamo continuare a raccontarvelo, attraverso l’unicità dei personaggi che lo hanno attraversato lasciando la propria impronta e la propria identità.
In questo spazio fertile, si è ben inserita la voce di Sabrina Efyonai. La sua scrittura, fedele al proprio sentire, si è rivelata profondamente in sintonia con lo spirito del festival ed il ruolo della letteratura come ponte tra intimità e realtà collettiva.
L’abbiamo incontrata durante una pausa della manifestazione. Il suo sorriso e lo sguardo sereno sul mondo circostante tradiscono un vissuto attento, osservato a lungo, una disponibilità autentica al dialogo, alla condivisione. Invitata per presentare il suo nuovo romanzo, Padrenostro (Feltrinelli), Sabrina Efionayi ha conversato con Simona Cafaro e Giancarlo Piacci, membri del team organizzatore, offrendo al pubblico una riflessione intensa su scrittura, identità e sulla forza generativa delle storie.
Hai esordito con “Addio a domani”, un’opera autobiografica che prende la forma del memoir . Ti ha guidato il bisogno di raccontare te stessa o l’urgenza di dare forma a un progetto narrativo più ampio? E come ti sei riconosciuta, da lì, nel ruolo di scrittrice?
Con “Padrenostro”, dopo il memoir d’esordio, hai pensato di approfondire temi intimi come quelli del primo libro da una prospettiva più universale?
Le parole dell’autrice rivelano quanto il confine tra finzione e vissuto resti sottile. Dietro la storia di Lisa c’è un’amicizia adolescenziale segnata da un contesto familiare rigidissimo, patriarcale, in cui la figura paterna esercitava un controllo tale da negare perfino il diritto alla giovinezza. Un’esperienza che purtroppo resta attuale e che l’ha spinta a trasformarla in racconto.
Che ruolo ha Napoli nella tua scrittura; è una scelta affettiva o narrativa? In futuro pensi di ambientare altrove i tuoi lavori?
Ripensando a “Addio a domani, oggi c’è qualcosa che racconteresti in modo diverso, alla luce di ciò che hai scritto in Padrenostro?
C’è un genere narrativo che ti piacerebbe esplorare in futuro?
Sabrina Efionayi incarna perfettamente il sostrato argomentativo del Rarrǝca Festival. Dal racconto di sé alle storie degli altri, restituisce con autenticità temi visibili e sommersi, accendendo l’attenzione su ciò che spesso resta ai margini.
Ed è proprio nella cura con cui sono stati scelti i protagonisti di questo esordio — intenso, collettivo, indimenticabile — che risiede il valore profondo del Rarrǝca Fest: la capacità di generare ascolto, memoria e pensiero critico. Con questi reportage vogliamo prolungarne l’effetto, lasciando che le sue voci continuino a risuonare e a dialogare con il nostro pubblico.
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