Napoli si sveglia ancora una volta nel dolore, ferita da una tragedia che ha il sapore dell’ingiustizia e l’odore acre della rabbia. Tre operai morti sul lavoro, tre vite spezzate da un destino che ha il volto dell’incuria e della mancata sicurezza. A scuotere la città e l’Italia intera è la voce forte del Cardinale Domenico Battaglia, che rompe il silenzio con parole che sono più di una preghiera: sono un atto d’accusa, un richiamo a una responsabilità collettiva.
“Non chiamatele più morti bianche, perché sporcano le nostre coscienze”, scrive il vescovo in una nota accorata, che diventa grido civile. “Morire non sul lavoro, ma di lavoro, è inaccettabile. È inaccettabile uscire la mattina per guadagnarsi il pane e non fare più ritorno”.
Don Mimmo non usa mezzi termini, e alla compassione unisce l’indignazione. Chiama per nome le cose: il lavoro, che dovrebbe essere dignità e futuro, diventa trappola mortale. E chiede coraggio, alle istituzioni, alle imprese, a chi ha voce pubblica e responsabilità: “Non c’è più tempo da perdere. Serve una giustizia sociale vera, fatta di regole, prevenzione e sicurezza. Nessuna madre, nessun figlio, nessun amico dovrebbe più ricevere una telefonata che annuncia una morte evitabile”.
Articolo pubblicato da Vincenzo Scarpa il giorno 25 Luglio 2025 - 14:55

Vincenzo Scarpa, Giornalista Pubblicista per Cronache della Campania e
Studente di Scienze Politiche all’Università di Napoli Federico II.
Appassionato di qualsiasi tipo di sport, ama scrivere e parlare principalmente di calcio