A Sarno, la memoria non si limita a essere ricordata: prende voce, si muove, risuona. Con la grande rievocazione militare che ha trasformato Borgo Terravecchia in un palcoscenico emozionale, il progetto artistico e culturale ideato da Ennio Molisse diventa un punto di svolta per la comunità. Abbiamo intervistato il direttore artistico per comprendere meglio la visione che anima questa iniziativa, tra rigore storico, spettacolarità e senso profondo di appartenenza.
Ennio, l’intero progetto si presenta come un grande racconto collettivo. Quanto è stato difficile trovare l’equilibrio tra fedeltà storica e resa scenica?
Il rigore storico è la base su cui abbiamo costruito quasi tutte le scelte: sceneggiatura, voce narrante, coreografie militari, musica. Ma non volevamo limitarci a raccontare i fatti: volevamo trasmettere emozioni. Trasformare la memoria in esperienza viva è stata la vera sfida. E per riuscirci, è stato fondamentale un confronto continuo con storici, rievocatori e artisti. La verità storica non è mai stata tradita, ma tradotta in un linguaggio capace di arrivare al cuore dello spettatore.
Avete trasformato Borgo Terravecchia in un vero e proprio teatro all’aperto. Quanto conta il luogo fisico nel dare forza al messaggio identitario?
Il luogo è il primo narratore. Borgo Terravecchia, con le sue pietre antiche e la sua architettura, è un frammento autentico di storia. Non è solo scenografia: è un luogo di memoria collettiva. Restituirgli vita, significa restituirgli voce. In questo modo, il messaggio identitario si radica nella comunità e accoglie chi arriva da fuori.
La voce narrante, le musiche originali, gli effetti scenici… sembra qualcosa che va oltre la rievocazione. Possiamo parlare di una “drammaturgia della memoria”?
Assolutamente sì. Ogni elemento – la voce narrante, la musica degli Emian, le coreografie – costruisce un racconto immersivo. Non volevamo solo ricostruire, ma evocare. Il nostro è un intreccio di storia e arte che invita lo spettatore a sentirsi parte di un racconto più grande: quello della nostra identità.
Dal primo evento “Memorie di un Cantastorie” a questa grande rievocazione, emerge una visione culturale forte e coerente. Dove vuole arrivare questo progetto?
Vogliamo costruire un percorso stabile, non una serie di eventi isolati. Un laboratorio permanente di memoria, cultura e comunità. Sarno ha radici profonde: renderle vive può diventare un motore di sviluppo e consapevolezza. Ogni evento è un tassello di un mosaico che guarda al futuro, con una sfida in particolare: il progetto che da settembre coinvolgerà le scuole superiori.
“Investire in cultura è una sfida”, ha scritto in un comunicato. Qual è il rischio più grande… e il premio più inaspettato?
Il rischio è sempre quello di non riuscire a coinvolgere. Ma è un rischio necessario. La cultura ha bisogno di visione e coraggio. Il premio più inatteso? Vedere persone di ogni età emozionarsi, riscoprire luoghi dimenticati, riconoscersi in una storia comune. In quel momento si crea valore vero, che va oltre i numeri.
C’è anche un obiettivo turistico?
Certo. Rievocazioni come questa attraggono turisti culturali, appassionati, famiglie. Ma il nostro obiettivo è andare oltre l’evento: vogliamo stimolare curiosità verso Sarno, il suo patrimonio, le sue tradizioni. Se riusciremo a legare il racconto storico a percorsi turistici e alla valorizzazione dei prodotti locali, l’impatto sarà significativo e duraturo.
Un’ultima parola per chi ha reso possibile tutto questo?
Ringrazio il sindaco di Sarno Francesco Squillante, Sarno Servizi Integrati e l’amministrazione comunale per il sostegno morale ed economico. Le associazioni e i comitati: Associazione Culturale-Teatrale “fuori orario” ,Comitato Episcopio, ProLoco Sarno ,Comitato di Quartiere Serrazzeta Fontanelle ,La Navicella di Minerva ,II Gallo ,Comitato Pirocca che hanno accettato la sfida con passione. Don Roberto Farrugio, che ci ha aperto le porte con generosità. E tutte le compagnie che parteciperanno all’evento: Archibugieri Cavalieri Bolla Pontificia A. D. 1394 di Cava de’ Tirreni, alla Compagnia d’Arme La Rosa e La Spada, Sbandieratori Citta’ Regia di Cava De Tirreni ,agli EMIAN. Senza di loro, questo sogno condiviso non sarebbe stato possibile.
Articolo pubblicato il giorno 13 Luglio 2025 - 13:58