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Forio d’Ischia: sigilli al sito “Scannella” per devastazioni edilizie su area protetta

Maxi sequestro ambientale 7 indagati tra proprietari e imprenditori edili
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Forio d’Ischia– Un’operazione congiunta della Procura della Repubblica di Napoli e della Sezione Aerea della Guardia di Finanza ha portato all’esecuzione di un nuovo sequestro preventivo nei confronti del complesso turistico “Scannella”, situato lungo la costa rocciosa di Forio d’Ischia.

Il provvedimento segue la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di proprietari, gestori e soci dell’impresa che gestisce la struttura, già destinataria in passato di analoghi provvedimenti per gravi violazioni in materia urbanistica e ambientale.

L’inchiesta, coordinata dalla Sezione “Edilizia e Ambiente” della Procura, nasce da un’attività investigativa di lungo corso, condotta anche attraverso ispezioni aeree sistematiche, che ha permesso di documentare macroscopiche alterazioni del territorio in un’area sottoposta a vincoli paesaggistici, ambientali e idrogeologici.

Il sequestro, disposto dal giudice per le indagini preliminari, riguarda una serie di ipotesi di reato gravissime: dalla lottizzazione abusiva alla costruzione senza titolo in zona a protezione integrale, dall’occupazione illecita del demanio marittimo alla realizzazione di una discarica abusiva, fino alla distruzione di bene paesaggistico, un delitto recentemente introdotto nel codice penale (art. 518-duodecies c.p.).

Le indagini hanno rivelato che le attività abusive sarebbero proseguite ininterrottamente dagli anni Ottanta fino a oggi, con un pesante impatto sul costone tufaceo e sull’intero assetto geologico della zona.

Tra le opere realizzate senza alcuna autorizzazione figurano volumetrie aggiuntive, cunicoli, terrazzamenti, piscine scavate nella roccia, grotte artificiali e nuove infrastrutture stradali interne al complesso, per una superficie complessiva di circa 25.000 metri quadrati e una volumetria di 3.600 metri cubi.

Particolarmente allarmanti i risultati dei rilievi effettuati dai sommozzatori del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, che hanno documentato lo sversamento diretto dei detriti di lavorazione in mare, fino a formare veri e propri cumuli subacquei, con grave pregiudizio per l’ecosistema marino e per la biodiversità.

Gli accertamenti sono stati supportati anche da consulenze tecniche di esperti del settore urbanistico e ambientale, tra cui una professoressa di geologia ambientale dell’Università Federico II di Napoli. Gli esperti hanno confermato che gli scavi condotti nel costone roccioso, del tutto privi di certificazioni o autorizzazioni, hanno determinato una modifica radicale e pericolosa dell’orografia naturale e dell’equilibrio geologico dell’area, classificata a massimo rischio frana.

In totale, i rifiuti derivanti dalle lavorazioni abusive ammonterebbero a circa 800 metri cubi, in parte accatastati sul costone e in parte sprofondati nello specchio d’acqua antistante.

Il provvedimento si inserisce in un più ampio piano di contrasto agli illeciti ambientali e urbanistici, su cui la Procura di Napoli mantiene alta l’attenzione, avvalendosi del supporto della Guardia di Finanza per garantire la tutela del patrimonio paesaggistico e la salvaguardia dell’incolumità pubblica.

«L’impegno della Procura – si legge in una nota – continuerà in modo capillare e costante, con l’obiettivo di prevenire e reprimere ogni forma di aggressione al territorio, assicurando il rispetto della legalità ambientale ed economico-finanziaria».

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 18 Luglio 2025 - 17:02


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