Milano – Niente giustizia riparativa per Alessandro Impagnatiello, l’uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese.
La Corte d’Appello di Milano ha rigettato la richiesta della difesa, sottolineando due punti chiave: la ferma opposizione della famiglia della vittima e la mancata “rielaborazione critica” del movente del delitto da parte di Impagnatiello.
I giudici hanno ritenuto “irrilevanti” le motivazioni addotte dalla difesa, come la collaborazione prestata dall’indagato, l’immediata assunzione di responsabilità e il rincrescimento esternato.
La Corte ha preso atto della “indisponibilità per ora irretrattabile” della famiglia di Giulia Tramontano a prendere parte a qualsiasi programma riparatorio.
Inoltre, la Corte d’Assise d’Appello ha evidenziato come Impagnatiello, nonostante la confessione, non abbia rielaborato “criticamente” i moventi e gli impulsi criminosi che lo hanno spinto a uccidere.
Questa mancanza impedisce di ravvisare un’effettiva utilità del percorso di giustizia riparativa ai fini della “responsabilizzazione” dell’autore del reato.
Per i giudici, i moventi del delitto sono stati decisivi sia nel giudizio di secondo grado che in questa sede di valutazione.
Il fine primario della giustizia riparativa, ovvero la responsabilizzazione dell’autore dell’offesa, il riconoscimento della vittima e la ricostituzione dei legami con la comunità, non sarebbe stato garantito da un percorso con l’attuale posizione dell’imputato. La richiesta dell’avvocatessa Giulia Geradini, difensore di Impagnatiello, è stata quindi respinta.
Articolo pubblicato il giorno 9 Luglio 2025 - 14:46