Aurelio De Laurentiis ha fatto tappa al Giffoni Film Festival per l’inaugurazione della 55ª edizione, ma l’incontro con i ragazzi della sezione Impact! è stato molto più di una passerella istituzionale. Il presidente del Napoli, fedele al suo stile diretto e senza compromessi, ha parlato di calcio, della città e del senso di appartenenza con un tono appassionato e anche provocatorio.
Sollecitato da una domanda sulla possibilità di vincere la Champions League entro due anni, De Laurentiis ha risposto senza promettere illusioni: "Dipende da tante circostanze, dalla forza delle avversarie, dagli imprevisti, dal calendario e da quanto valgono davvero i nostri giocatori e allenatori".Potrebbe interessarti
Napoli-Eintracht si gioca al Maradona, no della UEFA alla richiesta dei tedeschi del campo neutro
Simeone sfida il Napoli da ex: "Sul treno per Torino piansi per 4 ore e mezza"
Napoli, Conte suona la carica: “Sette partite in 22 giorni? Servirà l’apporto di tutti”
De Laurentiis a Washington per i 50 anni del NIAF e il premio Filmauro
Il patron ha poi raccontato un episodio simbolico del suo primo impatto con Napoli, ai tempi dell’acquisto della società: tre ragazzini che giocavano a pallone con le maglie di Milan, Juve e Inter. “Mi chiesi: ma come è possibile? Il Napoli era stato dimenticato. Oggi invece i bambini indossano con orgoglio quella maglia. È cambiato un mondo”, ha osservato. E proprio questo cambiamento, questa rinascita di orgoglio identitario, è per De Laurentiis uno dei risultati più importanti del suo percorso.
Poi l’affondo, senza mezzi termini, contro chi dipinge Napoli come una città da lasciare: “Quando sento certe persone adulte dire che Napoli è matrigna, mi incazzo. Forse siete voi che avete scelto quella condizione. Io a Napoli vivrei tutta la vita. Non a New York, non a Parigi. Le mie città del cuore? Napoli, Londra, Los Angeles. Punto. C’è chi ama il mignottaggio dubaiano. Io a Dubai non ci passerei nemmeno un giorno”.
Commenti (1)
è interessante vedere come Aurelio parla di Napoli e del calcio, ma a me sembra che le sue parole siano un pò troppo ottimiste. La Champions League è una cosa difficile da vincere e ci vogliono più investimenti.