Aurelio De Laurentiis ha fatto tappa al Giffoni Film Festival per l’inaugurazione della 55ª edizione, ma l’incontro con i ragazzi della sezione Impact! è stato molto più di una passerella istituzionale. Il presidente del Napoli, fedele al suo stile diretto e senza compromessi, ha parlato di calcio, della città e del senso di appartenenza con un tono appassionato e anche provocatorio.
Sollecitato da una domanda sulla possibilità di vincere la Champions League entro due anni, De Laurentiis ha risposto senza promettere illusioni: “Dipende da tante circostanze, dalla forza delle avversarie, dagli imprevisti, dal calendario e da quanto valgono davvero i nostri giocatori e allenatori”. Nessun trionfalismo, solo una realistica fotografia di ciò che serve per toccare il tetto d’Europa.
Il patron ha poi raccontato un episodio simbolico del suo primo impatto con Napoli, ai tempi dell’acquisto della società: tre ragazzini che giocavano a pallone con le maglie di Milan, Juve e Inter. “Mi chiesi: ma come è possibile? Il Napoli era stato dimenticato. Oggi invece i bambini indossano con orgoglio quella maglia. È cambiato un mondo”, ha osservato. E proprio questo cambiamento, questa rinascita di orgoglio identitario, è per De Laurentiis uno dei risultati più importanti del suo percorso.
Poi l’affondo, senza mezzi termini, contro chi dipinge Napoli come una città da lasciare: “Quando sento certe persone adulte dire che Napoli è matrigna, mi incazzo. Forse siete voi che avete scelto quella condizione. Io a Napoli vivrei tutta la vita. Non a New York, non a Parigi. Le mie città del cuore? Napoli, Londra, Los Angeles. Punto. C’è chi ama il mignottaggio dubaiano. Io a Dubai non ci passerei nemmeno un giorno”.
Articolo pubblicato il giorno 17 Luglio 2025 - 17:17

Vincenzo Scarpa, Giornalista Pubblicista per Cronache della Campania e
Studente di Scienze Politiche all’Università di Napoli Federico II.
Appassionato di qualsiasi tipo di sport, ama scrivere e parlare principalmente di calcio