Cronaca Giudiziaria

Camorra, il boss Luciano Barattolo girava con la scorta: i summit contro i Contini

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Napoli – Era Luciano Barattolo, nipote del boss Vincenzo Mazzarella, il reggente della potente cosca. Si muoveva per le strade di Napoli scortato da una vera e propria pattuglia di “guardie del corpo”, come documentato anche fotograficamente dalla polizia.

Le indagini approfondite hanno permesso di fare luce sul suo carismatico potere e sulla struttura di comando del clan, svelando un fitto intreccio di attività illecite e strategie di guerra contro i clan rivali.

La base operativa e il controllo del territorio

I movimenti di Barattolo, costantemente monitorati dagli investigatori, hanno condotto alla scoperta di uno dei suoi luoghi d’incontro privilegiati con gli affiliati: un circolo ricreativo di via Carbonara, a pochi passi dall’abitazione della famiglia Buonerba a Forcella. Qui, il reggente impartiva le direttive su tutte le attività del clan: dallo spaccio di droga, al traffico di armi, fino alle estorsioni.

 La morte del padre e le condoglianze del clan

Il suo potere decisionale e la sua influenza su affiliati anche di altri clan sono emersi con chiarezza, ad esempio, in occasione della morte del padre, avvenuta nel maggio del 2023. Numerosi esponenti della criminalità si recarono a portare le condoglianze a lui e alla madre, Giuseppina Mazzarella, a testimonianza del suo peso nell’ambiente camorristico.

La guerra con i Contini e i summit

Le intercettazioni hanno rivelato l’organizzazione di summit segreti per pianificare azioni contro gli esponenti del clan Contini, parte del potente cartello dell’Alleanza di Secondigliano, con cui i Mazzarella si contendevano il controllo di alcune zone del centro di Napoli.

Tra agosto e novembre 2023, la città è stata teatro di una dozzina di sparatorie nella zona di competenza dei Mazzarella, attribuite agli uomini dei Contini, in particolare al gruppo dei Marigliano delle Case Nuove. Tra questi episodi, spicca il ferimento di Raffaele Frenna la sera del 5 novembre, mentre era in compagnia di Gennaro Mazzarella.

Un’intercettazione chiave dell’8 novembre 2023 ha immortalato una conversazione tesa tra Barattolo e Ciro Marigliano, padre di Emmanuele Marigliano (ritenuto l’autore del ferimento di Frenna). Barattolo, visibilmente nervoso, spiegava che l’invasione del suo territorio richiedeva “soddisfazione” non solo per sé, ma per “numerose altre persone”.

I toni si sono inaspriti sulla scelta del luogo per un incontro chiarificatore: Barattolo insisteva per le “Case Nuove”, presso l’abitazione di “Lulù” (Vincenzo Caldarelli), per dare conto ad altri dell’incontro, mentre Marigliano proponeva un altro luogo per non “fare brutta figura” davanti a “compagni nostri”.

Successivamente, Barattolo avrebbe chiarito che, data la sua posizione nel clan e l’invasione del loro territorio, non avrebbe potuto “lavarsene le mani”. Lo stesso Marigliano avrebbe suggerito a Barattolo di contattare un esponente di spicco del clan Contini per appianare la situazione. Nonostante ciò, Barattolo decise di non partecipare all’incontro, facendosi sostituire da Stefano Capuano, che lo criticò per tale scelta.

La telefonata di “chiarimenti” con Ciro Marigliano

Barattolo L.: Eh… come… perché questa cosa? Cioè, io, siccome per esempio già il parente mio davanti… il fatto del parente mio… ascolta a me, io voglio dire soltanto semplicemente una cosa, no… purtroppo, che tu mi credi o no, io sono l’unico guaglione che non vi… cioè, non vi penso proprio io, però purtroppo che qua sopra vengono 50 di loro con ul…Marigliano Ciro: Mi senti a me, oh frat, tu… come siamo rimasti, perché, a parte, tu ti dovevi far sentire prima…Barattolo L.: Eh, ebbè, ò zì, scusami un attimo, ma com’è, devo venire io a dire una cosa a voi che il torto l’ho subito io davanti al cugino mio (riferito a Mazzarella Gennaro), davanti al parente mio… a mio nipote…Barattolo L.: Però aspè… aspè, oh frat… aspè, aspè… aspè, oh frat… scusami un attimo… scusami un attimo… ò zì, però seriamente, perché poi mi devi morire tu. Una cosa sola, ci dobbiamo vedere sopra da Lulù (Caldarelli Vincenzo), ma no perché… perché io vengo in capo al mondo, perché a me non me ne fotte, però io devo dare conto io e ci dobbiamo vedere sopra da Lulù.Leone Gennaro: Cioè, ora dico io, no… cioè, ora lui già ha detto, per esempio, a tale parte, tiene un’età… stanno pure certi compagni nostri, lo fai fare una brutta figura.Barattolo L.: [Spiega che, per il ruolo che ricopre nel clan e per l’invasione del territorio, non può “lavarsene le mani”.]Marigliano Ciro: Lo dovevi dire a quello… devi chiamare a quello… e vedi che ti dice… Devi dire… voletevi bene..
Capuano S.: Eb, no, su questo hai ragione, però ora ci dovevi stare per forza… ma dobbiamo vedere quello che si deve fare… però…

Lo scontro con San Giovanniello: “Scendiamo e facciamo la tarantella”

Invece in un altro summit con i suoi fedelissimi Luciano Barattolo spiega che è pronto a uno scontro armato con il gruppo di san Giovanniello legato ai Contini.
“Però io penso una cosa, Emanuè… Io penso che dobbiamo chiamare subito questi qua di San Giovanniello, subito! Perché? Perché ora noi scendiamo e facciamo la tarantella… Che volete fare? Guagliò, qua si spara per tutte le parti, oh frat. Ecco, acchiappi al compagno tuo che sta guardando storto, e quell’altro così… Ma che volete fare, oh frat?”.

Nelle oltre mille pagine dell’ordinanza  cautelare firmata dal gip Gianluigi Visco e che ieri ha portato in carcere 18 esponenti di primo piano della cosca oltre alle intercettazioni telefoniche, ambientali e tramite telecamere vi sono anche le dichiarazioni di tre pentiti eccellenti quali Cristiano Piezzo, Umberto D’Amico e soprattutto Salvatore Giuliano, o’ russo che per un periodo è stato legato alla cosca dei Mazzarella.

Le dichiarazioni dei pentiti e le ramificazioni del clan

Dalle carte dell’inchiesta, coordinate dalla DDA partenopea, emerge chiaramente che il centro di Napoli è terreno conteso tra il clan Mazzarella e i Contini, storici rivali all’interno del panorama camorristico cittadino. In particolare, l’area del “Connolo” — via Miccoli e dintorni — sarebbe sotto il diretto controllo di Barattolo e dei suoi fedelissimi: Gaetano Galiero, Rosario Ciro Mazio, Ferdinando Spirito, Achille Liparulo, Pietro Uliano, Giuseppina Mazzarella ed Emanuele Giovanniello.

Altre articolazioni del clan, individuate nelle oltre mille pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip operavano in diverse zone della città: nel Rione Luzzatti, sotto il comando di Cristian Nunziata; nella zona di San Giovanni a Carbonara con la famiglia Buonerba (Pasquale, Eduardo e Giuseppe), supportati da altri familiari; e ancora a Forcella e Maddalena, dove agiva il gruppo facente capo a Giuseppe Del Prete, coadiuvato anche dal figlio Alessandro, minorenne.

 

(nella foto a partire da sinistra in alto Luciano Barattolo, Michele Mazzarella jr, Michele Mazzarella ‘o fenomeno, Raffaele Anastasio, Ciro Rosario Mazio ed Emanuele Amoroso; in basso sempre da sinistra Angelo Della Torre, Vincenzo Scando, Gaetano Galiero, Raffaele Anastasio e Cristian Nunziata)

 

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 11 Luglio 2025 - 07:58

Giuseppe Del Gaudio

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d'azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: "lavorare fa bene, il non lavoro: stanca"

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Giuseppe Del Gaudio

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