L'ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa
Avellino– Si accende il confronto giudiziario sull’inchiesta “Dolce Vita”. La Procura di Avellino ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex sindaco Gianluca Festa e altri 27 indagati, coinvolti a vario titolo in un’indagine su presunti illeciti in appalti pubblici, affidamenti di eventi, sponsorizzazioni e concorsi comunali. L’udienza preliminare davanti al Gup è fissata per il prossimo 15 ottobre.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dal procuratore Domenico Airoma, l’inchiesta ha preso il via nella primavera del 2024 e ha portato, il 18 settembre dello stesso anno, all’arresto ai domiciliari dell’ex primo cittadino.
Le accuse nei suoi confronti spaziano dall’associazione a delinquere alla corruzione, passando per peculato e rivelazione di segreto d’ufficio. Le indagini sono state condotte dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza.
Nella richiesta di rinvio a giudizio figurano anche dirigenti e funzionari comunali, imprenditori, titolari di società di organizzazione eventi e candidati ai concorsi pubblici del Comune di Avellino. Questi ultimi, secondo l’accusa, avrebbero avuto accesso anticipato ai quesiti d’esame.
Ma prima ancora di entrare in aula, il procedimento si arricchisce di tensioni e polemiche. Il penalista Luigi Petrillo, legale dell’ex sindaco Festa, ha affidato a una nota stampa la replica alla Procura:
“Nessuna novità – ha affermato – le imputazioni erano già note. Ma sorprende che vengano ancora contestate a Festa ipotesi di reato che la Corte di Cassazione ha già ritenuto insussistenti, come quella di associazione a delinquere, della quale mancano tutti i presupposti”.
Petrillo ha inoltre annunciato la richiesta di un nuovo accesso agli atti per verificare la disponibilità delle intercettazioni, definite “unica fonte di prova” contro gli indagati, e ha rivelato che una consulenza tecnica disposta dalla stessa Procura avrebbe certificato la regolarità delle procedure di affidamento contestate.
Un’anticipazione del dibattito che si preannuncia acceso anche nelle aule giudiziarie, con la difesa che denuncia un processo mediatico in corso da mesi:
“Ci si lamenta che i processi si fanno sui giornali, ma è la stessa Procura che – accusa la difesa – mantiene viva la pressione pubblica nonostante le falle evidenziate dalle pronunce superiori”.
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