Napoli– C’è un’aula che ha custodito per mezzo secolo un segreto, un filo invisibile tra passato e presente. E oggi, tra quelle stesse mura, la vita ha disegnato un cerchio perfetto.
Maria Rosaria Melchionna, maestra elementare da oltre 40 anni, sta per appendere al chiodo la sua insegna. L’ultimo giorno di scuola è alle porte, tra registri da archiviare e ricordi da riordinare. Ma il destino ha in serbo per lei un dono inaspettato: un abbraccio che sa di ritorno a casa.
Tra i corridoi dell’I.C.49 Toti-Borsi Giurleo, diretto dalla preside Chiara Lucia Schiavo, Maria Rosaria incrocia una nuova insegnante. Una figura elegante, con occhi vispi che le scrutano il volto con timido affetto. Un attimo di esitazione, poi il lampo: “Gabriella?”.
Era lei. Quella stessa bambina timida con la gemella, che negli anni ’70 alzava la mano con entusiasmo tra i banchi della sua classe. Oggi Gabriella Riccio, docente di scuola dell’infanzia, è lì, in cattedra, proprio accanto a chi le insegnò a leggere il mondo.
«Appena l’ho vista, ho rivisto quegli occhi curiosi», sussurra Maria Rosaria, la voce rotta dall’emozione. «Era una piccola esploratrice, assorbiva ogni parola come fosse magia. E ora… ora insegna ai bambini la stessa meraviglia».
Gabriella annuisce, commossa: «La maestra Melchionna mi accendeva la fantasia. Quando ho vinto il concorso e ho scoperto che avrei insegnato qui, ho sperato di incontrarla. È come se avessi chiuso un cerchio».
I colleghi osservano in silenzio questa danza del tempo, mentre la preside Schiavo sorride: «Sembra una favola. Maria Rosaria ha piantato un seme che oggi Gabriella fa crescere. È la bellezza dell’insegnamento: non finisce mai».
E mentre la campanella suona l’ultima ora, le due donne si stringono le mani. La maestra che va in pensione lascia la scuola sapendo che il suo sguardo rimarrà lì, negli occhi di chi, come Gabriella, ha imparato a sua volta a far fiorire i sogni.
Perché le vere lezioni non hanno fine – e a volte, tornano dove tutto è cominciato. Insomma per metterla sul filone cinenatografico quella della scuola di Ponticelli è una storia di quelle che i registri non raccontano, ma che i cuori non dimenticano.
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