È una fotografia impietosa quella che emerge dall’indagine sulla qualità della vita per fasce d’età pubblicata da Il Sole 24 Ore. Un’analisi che, con dati alla mano, mette a nudo le fragilità strutturali della Campania e in particolare di Napoli, che precipita nelle retrovie in due delle tre classifiche chiave: quella dedicata ai bambini (0-14 anni) e quella riservata ai giovani (18-35 anni). Il capoluogo partenopeo si colloca rispettivamente al 104° e 104° posto su 107 province, confermandosi come uno dei luoghi meno adatti per crescere o costruirsi un futuro.
Nella sezione “bambini”, Napoli vanta un tasso di fecondità sopra la media nazionale, ma ogni altro indicatore parla di un sistema pubblico assente o in affanno: pochissimo verde attrezzato, scarsissima disponibilità di mense scolastiche, carenza di palestre, servizi per l’infanzia quasi inesistenti, bassi livelli di alfabetizzazione e competenze numeriche. Un quadro che si riflette anche sulle altre province campane, con Caserta e Salerno poco distanti dai bassifondi della classifica.
Tra i giovani, la città paga a caro prezzo una disoccupazione endemica, la percezione diffusa di insicurezza e un’offerta culturale pressoché azzerata. Napoli è ultima in Italia per tasso di disoccupazione giovanile e 105esima per percezione di insicurezza, anche se sorprende al secondo posto per imprenditoria giovanile, segno di una voglia di riscatto che fatica però a trovare terreno fertile.
Non va meglio per gli anziani, dove la provincia peggiore è Caserta (99esima), seguita da Napoli (91esima): speranza di vita sotto la media, carenza cronica di posti letto nelle RSA e assistenza sociale ridotta al minimo. La Campania intera paga un prezzo altissimo alla mancata progettazione di politiche pubbliche efficaci e durature, mentre il Nord del Paese, soprattutto il Nord-Est, domina incontrastato le prime posizioni delle classifiche.
“La qualità della vita per fasce d’età rappresenta una bussola per misurare le fragilità del Paese in un momento cruciale di crisi demografica”, spiega la redazione del Sole 24 Ore. E se questa bussola indica il Sud, lo fa per segnalare una rotta da invertire: quella di territori dove crescere, invecchiare o semplicemente vivere, è ancora un privilegio per pochi.
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