Un’inchiesta shock squarcia il velo sul lato oscuro del calcio foggiano. Estorsioni, minacce, bombe e colpi di fucile: il tutto con un solo obiettivo, spingere il presidente del Foggia Calcio 1920, Nicola Canonico, a cedere la società sotto ricatto. Quattro esponenti della frangia ultras sono finiti in carcere all’alba di lunedì, accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. A condurre l’inchiesta è stata la Direzione Distrettuale Antimafia, che ha portato a un provvedimento senza precedenti: il Foggia Calcio 1920 è la prima società sportiva in Italia a essere posta sotto amministrazione giudiziaria in base all’articolo 34 del Codice Antimafia, per sottrarla all’influenza dei clan della ‘Società foggiana’.
Il tribunale di Bari, su proposta congiunta del Procuratore nazionale Antimafia, del procuratore distrettuale e del questore di Foggia, ha disposto il commissariamento della società sportiva dopo aver accertato gravi infiltrazioni criminali. In manette sono finiti Marco Lombardi, Danilo Mustaccioli, Massimiliano Russo e Fabio Delli Carri, figure centrali di un piano orchestrato per destabilizzare la società sportiva attraverso una sistematica campagna di violenze, minacce e atti intimidatori.
Le indagini, partite nel giugno del 2023 dopo l’esplosione di colpi di fucile contro l’allora capitano Davide Di Pasquale, hanno ricostruito un quadro inquietante: una rete di gruppi ultras, direttamente collegati alla criminalità organizzata locale, agiva per ottenere il controllo degli accrediti allo stadio, delle sponsorizzazioni e perfino delle assunzioni interne alla squadra. Un ordigno esplosivo fu piazzato nei pressi dell’auto del patron Canonico, parcheggiata davanti alla sede della sua azienda a Modugno; poco dopo, l’auto di un altro calciatore, Alessandro Garattoni, fu incendiata nel parcheggio sotto casa.
A rendere ancora più evidente la strategia mafiosa, il ritrovamento di un foglio manoscritto contenente, in forma criptata, l’elenco dei bersagli da colpire. L’obiettivo era chiaro: spingere con ogni mezzo la proprietà a mollare tutto. E a pagare le conseguenze, ancora una volta, è stato il calcio e la città, finita nell’ennesimo incubo di malaffare e intimidazione. A completare il quadro, 52 Daspo sono stati notificati a soggetti già noti per reati di mafia e droga, residenti nella provincia di Foggia e coinvolti, direttamente o indirettamente, nel sistema criminale che aveva messo le mani anche sul pallone.
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