Napoli – Mattinata di tensione nel carcere di Poggioreale dove, nella giornata di ieri, 30 aprile 2025, un agente della Polizia Penitenziaria è stato violentemente aggredito al volto da un detenuto trentenne di origine romana.
L’uomo, con precedenti per aggressività e danneggiamenti, è noto per la sua tossicodipendenza e per soffrire di disturbi psichiatrici.
L’aggressione si è verificata nel reparto Roma, dopo che al detenuto era stata negata la libera circolazione. Le ferite riportate dall’agente hanno reso necessario il suo trasporto in ospedale, con una prognosi di sette giorni. Solo il tempestivo intervento di un altro detenuto e del personale presente ha evitato conseguenze peggiori.
L’episodio riaccende prepotentemente il dibattito sulla gestione dei detenuti con problemi di salute mentale all’interno delle carceri italiane.
La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) nel 2014, sancita dalla Legge 81, prevedeva il trasferimento di questi soggetti nelle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS), strutture sanitarie regionali.
Tuttavia, la disponibilità limitata di posti e le lunghe liste d’attesa costringono un numero significativo di detenuti psichiatrici a rimanere negli istituti penitenziari ordinari, ambienti non attrezzati per le loro specifiche esigenze.
Il CON.SI.PE. (Coordinamento Sindacale Penitenziario) ha espresso forte preoccupazione per l’accaduto, sollevando interrogativi sulle responsabilità dello Stato e sulla sicurezza degli operatori penitenziari. Il sindacato denuncia una gestione inadeguata e sottolinea come il carcere non possa e non debba sostituirsi alla sanità psichiatrica.
Luigi Castaldo, Vicepresidente nazionale del CON.SI.PE., ha dichiarato: “La presenza in carcere di soggetti con gravi disturbi mentali, in assenza di strutture sanitarie idonee, è un chiaro fallimento del sistema. Non possiamo continuare a considerare le carceri come meri contenitori di disagio, ignorando i rischi quotidiani che il personale deve affrontare.
È inaccettabile che, nel tentativo di gestire episodi violenti, si arrivi persino a ipotizzare il reato di tortura a carico degli agenti, quando il loro unico intento è garantire la sicurezza”.
Il CON.SI.PE. avanza precise richieste per affrontare la criticità della situazione:
- Riforma urgente del sistema di assegnazione dei detenuti psichiatrici e revisione del modello REMS.
- Creazione di reparti psichiatrici penitenziari protetti, gestiti in collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
- Maggiori tutele legali per gli agenti che si trovano a gestire detenuti con gravi disturbi psichici.
- Istituzione di un protocollo unico nazionale per la valutazione del rischio psichiatrico all’interno delle carceri
Articolo pubblicato il giorno 1 Maggio 2025 - 15:37
Leggendo questo articolo, mi sono reso conto che la situazzione nelle carceri è molto complessa e difficile. Gli agenti penitenziari dovrebbero avere maggiore supporto e formazione per gestire detenuti con problemi psichiatrici in modo adeguato.