È bastata una visita, semplice ma intensa, per lasciare un segno indelebile nel cuore della comunità di Montoro. Ed è da quel 7 settembre che gli abitanti della piccola frazione Piano, in provincia di Avellino, non hanno mai smesso di parlare di Robert Francis Prevost, all’epoca cardinale e prefetto del dicastero dei vescovi, ora diventato Papa con il nome di Leone XIV.
La memoria di quella giornata è oggi più viva che mai. Prevost era venuto su invito del parroco don Adriano D’Amore, in occasione del Giubileo Nicoliano, nella parrocchia dedicata a San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino, due figure care all’Ordine agostiniano cui appartiene il nuovo Pontefice. Il ricordo si mescola alla commozione, come nelle parole di Andrea, anziano disabile che, tra le lacrime, racconta di quando il cardinale lo notò nella calca, lo aiutò a uscire e lo fece sedere accanto a sé. O come nel sorriso ancora emozionato di Raffaele, un giovane che ricevette una carezza sul capo e l’invito a non perdere la fede.
Da ieri pomeriggio, da quando il nome di Leone XIV ha fatto il giro del mondo, Montoro è diventato un piccolo altare del ricordo. Al bar del paese è stata messa in esposizione la tazzina con cui l’allora cardinale bevve un caffè, trasformata in una sorta di reliquia laica. Tutti ricordano la sua semplicità, la sua vicinanza concreta alla gente, e ora gli affidano una grande speranza: “Porti la pace dove c’è guerra”, è la frase che si ripete come un mantra nei vicoli del paese.
Maria, un’anziana del posto, conserva ancora il momento in cui Prevost volle sapere il suo nome: “Con quell’umiltà, sarà un grande Pastore della Chiesa”, dice. La visita si concluse dopo le 22 con una cena frugale nella casa della famiglia Santaniello, a base di mozzarella e un assaggio della famosa cipolla ramata di Montoro, prima di ripartire in auto verso Roma.
Articolo pubblicato il giorno 9 Maggio 2025 - 18:15