Roma – La Corte Suprema di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna per appropriazione indebita a carico di un imprenditore casertano, accogliendo la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Pasquale Acconcia.
La vicenda giudiziaria, iniziata con una querela per la mancata restituzione di 100.000 euro, si conclude con un’importante vittoria per l’imputato.
Il caso trae origine da un contratto di fornitura di mascherine stipulato durante il periodo pandemico, caratterizzato da una forte domanda e da continue fluttuazioni dei prezzi.
La parte civile aveva versato un acconto di 169.000 euro alla società rappresentata dall’imprenditore, a fronte di una consistente fornitura. Tuttavia, il contratto non andò a buon fine e l’imputato restituì solo 69.000 euro.
La mancata restituzione dei restanti 100.000 euro aveva portato alla condanna dell’imprenditore in primo grado, sentenza poi confermata in appello. L’Avvocato Pasquale Acconcia, sin dalle prime fasi del procedimento, aveva sostenuto che la vicenda rientrasse nell’ambito di un semplice inadempimento contrattuale.
Nel ricorso in Cassazione, la difesa ha eccepito come la Corte d’Appello non avesse adeguatamente valutato la natura civilistica della controversia.
Secondo la tesi difensiva, la somma versata costituiva un acconto sul prezzo di una futura vendita e, in assenza di uno specifico vincolo di destinazione, era entrata a far parte del patrimonio dell’imprenditore, perdendo il carattere di “altruità”. A sostegno di tale argomentazione, era stata citata una precedente sentenza della Cassazione (n. 23783/2021).
La Suprema Corte ha accolto il terzo motivo del ricorso, annullando senza rinvio la sentenza di condanna
. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la somma versata dall’imprenditrice non fosse soggetta a un vincolo di destinazione tale da giustificare una condanna per appropriazione indebita. Il denaro, infatti, era divenuto di proprietà dell’imprenditore al momento della ricezione come anticipo, senza alcuna limitazione sul suo utilizzo.
La Cassazione ha chiarito che il reato di appropriazione indebita si configura solo in presenza di un vincolo specifico sulla destinazione del denaro ricevuto, circostanza non riscontrata nel caso in esame. Pertanto, la vicenda è stata derubricata a un possibile illecito civile per inadempimento contrattuale.
Con la sentenza definitiva della Cassazione, la condanna dell’imprenditore casertano è stata annullata e le statuizioni civili revocate, sancendo il suo proscioglimento dalle accuse di appropriazione indebita. Un importante successo per la strategia difensiva dell’Avvocato Pasquale Acconcia.
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