Napoli – Un cavillo processuale ha ribaltato l’inchiesta sull’omicidio di Giuseppe Marigliano, esponente del clan Sorrentino-Sorprendente, ucciso il 28 marzo 1999 nell’ambito della sanguinosa faida di Napoli Ovest.
I fratelli Felice e Michelangelo D’Ausilio, figli del boss Domenico alias Mimì’o sfregiato a lungo accusati del delitto, sono stati scagionati dal giudice dell’udienza preliminare Linda Comella, che ha disposto il “non doversi procedere” per un vizio procedurale.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli aveva chiesto 9 anni di reclusione per Felice, ex ras ora collaboratore di giustizia, e 16 per Michelangelo. Tuttavia, la difesa, rappresentata per quest’ultimo dall’avvocato Claudio Davino, ha fatto leva sulla mancata riapertura formale delle indagini dopo l’archiviazione del 2016, nonostante le rivelazioni del pentito Vincenzo Alborino.
Il giudice ha accolto la tesi difensiva, dichiarando inutilizzabili gli atti d’indagine e chiudendo il caso.
L’omicidio Marigliano, un’esecuzione in piena regola, avvenne durante lo scontro tra i clan D’Ausilio e Sorrentino-Sorprendente per il controllo degli affari criminali nell’area flegrea.
Secondo la Procura, Felice D’Ausilio sarebbe stato l’esecutore materiale, mentre Michelangelo avrebbe guidato lo scooter usato per inseguire e uccidere la vittima, colpita a morte da tre proiettili. I due fratelli, arrestati anni fa per il delitto e poi rilasciati, erano imputati a piede libero.
La decisione del gup segna una battuta d’arresto per l’inchiesta, lasciando irrisolto uno dei capitoli più cruenti della faida che insanguinò Napoli Ovest tra gli anni Novanta e Duemila.
Articolo pubblicato il giorno 16 Maggio 2025 - 13:45