L’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna ha rivelato l’esistenza di due distinte ma interconnesse associazioni criminali, entrambe operanti sotto l’egida del potente clan Mazzarella.
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Le operazioni si sono concentrate sul traffico di sostanze stupefacenti e sulle estorsioni, portando all’individuazione di 28 persone indagate.
L’inchiesta ha messo in luce la capillare organizzazione di una piazza di spaccio di droghe pesanti e leggere (cocaina, crack, kobret, hashish e marijuana) all’interno del Parco “Fiordaliso” di Via San Sossio a Somma Vesuviana. Questa attività era gestita da De Bernardo Rosario (fratello del defunto Vincenzo “Pisello”, ucciso in un agguato di camorra nel 2015), inizialmente affiancato da Di Caprio Salvatore, detto “Totore”, e successivamente da Correale Clemente.
A capo dell’intera struttura, come emerge dalle oltre 250 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Leda Rossetti, e garante del sostanziale monopolio sulla zona era Mazzarella Michele, capo dell’omonimo clan, attualmente detenuto nel carcere di Siracusa.
Dalle indagini è emerso che Mazzarella non solo autorizzava l’attività, ma percepiva anche pagamenti settimanali per il sostentamento del clan e dei suoi affiliati detenuti. Il suo controllo si estendeva anche all’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, gestito dai suoi fedelissimi come Di Caprio Salvatore e il suo braccio destro Civita Fabio, e successivamente da Annunziata Fabio, detto “Masaniello”, dopo l’arresto di Di Caprio.
In seguito all’arresto di Di Caprio, De Bernardo Rosario ha riorganizzato l’associazione, ottenendo il benestare di Mazzarella Michele, tramite una lunga videochiamata, per una gestione congiunta del gruppo con Correale Clemente. In questo modo, l’attività di spaccio di cocaina, crack e kobret è proseguita incessantemente, con la collaborazione del nipote De Bernardo Roberto per hashish e marijuana.
Sono stati individuati numerosi acquirenti, tra cui D’Atri Anna, Natella Michele, Bova Rosa, Lanzone Salvatore e Martiniello Carmine, detto “o’ Cavallaro”, a loro volta spacciatori e capi di altre piazze di spaccio all’interno del Parco Fiordaliso. Una di queste, gestita direttamente da Correale Clemente con l’aiuto dei pusher Scurti Francesco, Baia Antonio e Buonocore Ferdinando, si riforniva stabilmente dalla consorteria o versava una tangente settimanale di circa 400-500 euro.
L’indagine ha altresì rivelato l’esistenza di una seconda associazione camorristica, sempre sotto l’influenza del clan Mazzarella, guidata da Anastasio Raffaele, detto “Felice”. Con il placet di Michele Mazzarella, con cui vanta un “filo diretto” (come emerso da intercettazioni: “Scorpione [ovvero Giannetti Salvatore] ha parlato con Michele? no, perché noi teniamo il telefono diretto…”), Anastasio esercita un controllo costante sul territorio del Comune di Sant’Anastasia.
Le attività del clan Anastasio includono la gestione di un rilevante traffico di stupefacenti, l’estorsione ai danni di numerosi commercianti e imprenditori locali, e l’assistenza economica e legale agli affiliati detenuti.
L’alleanza tra i gruppi “Anastasio” e “De Bernardo” sotto l’egida dei Mazzarella è emersa chiaramente da un summit tenutosi il 6 febbraio 2024 nell’abitazione di De Bernardo Rosario, oggetto di monitoraggio ambientale. Durante l’incontro, per risolvere una problematica sorta in relazione a una piazza di spaccio rifornita dagli “Anastasio” ma gestita da Lanzone Alessandro, residente nel roccaforte dei De Bernardo, Anastasio Raffaele ha evidenziato l’alleanza criminale, definendo i Mazzarella come “la Famiglia” e “i fratelli nostri”.
L’indagine ha ricostruito una complessa struttura associativa camorristica, che si estende dalla detenzione e cessione di droga e armi fino all’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e all’associazione camorristica guidata da Anastasio Raffaele .
La caratura criminale di Anastasio “Felice” e dei suoi uomini emerge anche dal fatto che i cittadini si rivolgono a loro per la risoluzione di problematiche personali, come dimostrato da una registrazione ambientale del 22 maggio 2024 in cui un parente chiedeva aiuto per una contesa sentimentale.
Il clan Anastasio è descritto come un’organizzazione storica e consolidata, con un potere di intimidazione radicato nel territorio di Sant’Anastasia, derivante anche dall’appartenenza di suoi esponenti di vertice (Anastasio Aniello, detenuto a Milano) e affiliati di lungo corso già condannati per associazione camorristica.
La struttura è gerarchicamente organizzata, con ciascun componente consapevole del proprio ruolo e rispettoso delle gerarchie. Il gruppo si dedica, a differenza di quello di Somma, anche alle estorsioni.
L’indubbio carisma di Anastasio Raffaele “Felice” e il suo ruolo apicale nel clan sono emersi chiaramente nel summit con i De Bernardo, dove ha ribadito il suo contatto con Mazzarella e ha stabilito che Lanzone Alessandro, lavorando per il suo gruppo, dovesse essere esentato da richieste estorsive. Esposito Salvatore “Cioccolata” e Di Cicco Clemente eseguono le direttive del capo, come dimostrato da intercettazioni e da un “bacio sulla bocca” tra gli affiliati, tipico gesto in contesti camorristici.
(nella foto da sinistra Michele Mazzarella, Raffaele Anastasio, Salvatore Esposito, Rosa Bova, Rosario De Bernando, salvatore Di Caprio e Fabio Civita)
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