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Milano– Una nuova scossa attraversa il mondo del calcio italiano. L’inchiesta condotta dalla Procura di Milano su un vasto giro di scommesse clandestine online coinvolge una dozzina di calciatori, alcuni dei quali militano o hanno militato nella massima serie.
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L’accusa: aver scommesso su piattaforme illegali non autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Le puntate, secondo le prime indiscrezioni, non riguarderebbero partite di calcio, ma giochi d’azzardo come poker e altri tavoli online.
Tra i nomi più noti iscritti nel registro degli indagati spiccano quelli di Nicolò Fagioli, Sandro Tonali, Nicolò Zaniolo, Weston McKennie, Raoul Bellanova e Angel Di Maria. Accanto a loro, compaiono anche Mattia Perin, Alessandro Florenzi, Samuele Ricci, Leandro Paredes e altri, coinvolti a vario titolo nell’indagine.
Per alcuni, l’accusa è aggravata dal fatto di aver pubblicizzato le piattaforme illegali tra colleghi e conoscenti, contribuendo alla diffusione del fenomeno nel mondo calcistico. Gli atti dell’indagine, che fanno riferimento a fatti avvenuti fino al 2023, sono al vaglio della procura che sta ricostruendo il giro d’interessi e le eventuali responsabilità individuali.
Il caso solleva interrogativi inquietanti sulla fragilità del sistema calcio, dove anche atleti di alto livello, milionari e apparentemente immuni dalle tentazioni, finiscono risucchiati nel vortice del gioco illegale. Non è solo una questione penale o regolamentare: è un problema culturale.
In un ambiente dove lo stress da prestazione, la pressione mediatica e il culto della competizione sono all’ordine del giorno, l’azzardo diventa una via di fuga, spesso sottovalutata, a volte taciuta. Il fenomeno richiama alla mente altri casi eclatanti degli ultimi anni, che hanno già scosso la credibilità del calcio italiano.
La recidiva di certi comportamenti, unita all’apparente leggerezza con cui alcuni giocatori avrebbero pubblicizzato siti illegali, pone una questione più profonda: quali strumenti ha oggi il calcio per educare i suoi protagonisti a una responsabilità non solo sportiva, ma anche etica e legale?
Il calcio italiano non può più limitarsi a risposte episodiche. Serve un sistema preventivo serio, che parta dalle giovanili e coinvolga club, federazioni e istituzioni. Perché dietro ogni giocatore c’è un esempio per migliaia di giovani tifosi. E se l’esempio è quello di chi cerca l’emozione del rischio fuori dal campo, infrangendo le regole, l’intero sport ne esce sconfitto.
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