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Morto Antonio Pignataro, l’ex boss di Nocera: partecipò al delitto della piccola Simonetta Lamberti



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È morto a 68 anni Antonio Pignataro, ex esponente di spicco della criminalità organizzata campana e figura centrale della Nuova Famiglia, il cartello camorristico che negli anni ’80 si oppose alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

L’ex boss si è spento ieri pomeriggio alle 13:15 a Scalea, in Calabria, dove si trovava agli arresti domiciliari per motivi di salute, nell’ambito di un procedimento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro legato a un presunto traffico di stupefacenti tra Calabria e Campania.

Il delitto che sconvolse l’Italia: la morte di Simonetta Lamberti

Il nome di Antonio Pignataro è indissolubilmente legato al tragico omicidio di Simonetta Lamberti, la bambina di 11 anni uccisa il 29 maggio 1982 in un agguato a Vietri sul Mare. L’obiettivo dell’attacco era il padre della vittima, il giudice Alfonso Lamberti, allora in prima linea nella lotta alla camorra.


Simonetta fu colpita dai proiettili mentre viaggiava in auto con il padre, in quella che fu una delle pagine più dolorose e simboliche della storia criminale italiana.

Pignataro, pur non essendo l’esecutore materiale del delitto, fu coinvolto nell’agguato. Solo trent’anni dopo, nel 2012, decise di collaborare con la Procura antimafia di Salerno: «L’ho fatto per rimorso», dichiarò, svelando l’identità di mandanti e killer, ormai deceduti.

Fu condannato a 30 anni di reclusione e inviò una lettera pubblica, con un appello ai giovani: «Tenetevi lontani da questa vita che porta solo distruzione».

Un curriculum criminale lungo decenni

“Zu Antonio”, come veniva chiamato nell’ambiente, vantava un passato segnato da numerose condanne definitive per reati di camorra. Dagli anni della Nuova Camorra fino alle più recenti inchieste antimafia, il suo nome è stato più volte citato nelle relazioni della DIA come figura influente nella geografia criminale del salernitano, in particolare a Nocera Inferiore e nell’intera area dell’Agro nocerino-sarnese.

Il ritorno in auge e i nuovi guai giudiziari

Nonostante il lungo curriculum giudiziario, Pignataro era tornato all’attenzione della cronaca nel 2017, quando fu arrestato con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso durante le elezioni comunali a Nocera Inferiore. Secondo la DDA, aveva stretto un accordo con alcuni candidati: voti in cambio di favori edilizi. Dopo due condanne in primo e secondo grado, fu assolto dalla Corte d’Appello di Napoli per insussistenza del fatto.

Nel 2023, un nuovo capitolo: finì nuovamente ai domiciliari nell’ambito di un’indagine dell’Antimafia di Catanzaro, che lo riteneva un mediatore tra i clan campani e i narcos calabresi in un traffico di droga. Il processo era ancora in corso presso il Tribunale di Paola.

Le reazioni

Alla notizia della sua morte, Rosaria Schifani, madre di Simonetta Lamberti, ha dichiarato: «Che Dio lo perdoni e possa aiutare i suoi figli». Una frase che sintetizza il peso umano e simbolico di una vicenda criminale durata oltre quarant’anni e che ha segnato profondamente la storia della giustizia e della camorra in Campania.

Con la scomparsa di Antonio Pignataro si chiude un altro capitolo della vecchia camorra: quella delle faide storiche, degli omicidi eccellenti e dei boss passati, poi, dall’omertà alla collaborazione. Una figura controversa, tra il buio di un passato segnato dal sangue e la fragile luce di un pentimento arrivato troppo tardi.

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 16 Aprile 2025 - 15:24


1 commento

  1. La morte di Antonio Pignataro segna una pagina triste nella storia della camorra. Nonostante i suoi crimini, il suo pentimento è un tema complesso da valutare. Ci sono molte questioni aperte riguardo la giustizia in Italia.

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