Napoli – Bastava urlare dei nomi in codice – come “Marittiello” o “zia Maria” – fingendo di chiamare parenti o amici, e gli affiliati venivano avvertiti della presenza delle forze dell’ordine in zona.
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Un sistema semplice ma efficace, utilizzato dal clan Troncone di Fuorigrotta per mantenere il controllo del territorio.
E’ quanto emerge dalle oltre 700 pagine dell’ordinanza cautelare firmata ieri dal gip Antonino Santoro del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda.
La tecnica, già impiegata in altri quartieri di Napoli, è stata documentata dai carabinieri del Nucleo Investigativo, che oggi hanno sferrato un duro colpo ai clan Troncone e Frizziero.
Spesso, con il pretesto di portare un caffè a un artigiano del posto – come accaduto la mattina del 23 giugno 2020 – veniva effettuata una perlustrazione della zona. Se si avvistavano polizia o carabinieri, bastava gridare “zia Maria” per mettere in allarme l’intera organizzazione.
Come i Frizziero, anche i Troncone si occupavano dei funerali degli affiliati uccisi nelle faide. È il caso di Gaetano Mercurio, vittima il 6 marzo 2020 di un agguato di stampo camorristico. L’uomo morì dopo 36 giorni di agonia in terapia intensiva.
Dalle intercettazioni emerge che il boss Vitale Troncone si offrì di coprire le spese del funerale, visto che la famiglia versava in difficoltà economiche. “Sa che noi stiamo in difficoltà… si mette a disposizione”, disse un parente alla moglie della vittima, aggiungendo: “Non badare a spese”.
Nella foto da sinistra in alto Vitale Troncone, Giuseppe Troncone, Luigi troncone. eLuisa Troncone; in basso da sinistra Fausto Frizziero, Alvino Frizziero, Salvatore Frizziero, Francesco Frizziero e Mariano Frizziero)
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