Torino - La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza storica, confermando in via definitiva le condanne per cinque ultrà bianconeri coinvolti nell'inchiesta "Last Banner".
La decisione, arrivata mercoledì 19 marzo, ha ribadito l'esistenza di un'associazione a delinquere all'interno del gruppo "Drughi", come già stabilito dalla Corte d'Appello di Torino e dal tribunale.
La sentenza rappresenta un punto di svolta dopo anni di battaglie legali, con un ruolo cruciale svolto dal criminologo Luca Vincenti, esperto nei reati delle tifoserie e dei legami con la criminalità organizzata.Potrebbe interessarti
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Vincenti, recentemente ingaggiato come consulente per la serie Netflix "Acab", ha espresso soddisfazione per la sentenza, sottolineando l'importanza del riconoscimento dell'appartenenza degli ultrà a bande da stadio. Tuttavia, ha anche evidenziato la necessità di ulteriori misure per contrastare il fenomeno:
Tracciabilità: Introduzione del braccialetto elettronico per i soggetti sottoposti a Daspo e condanna definitiva.
Tesseramento obbligatorio: Registrazione in tribunale dei club ultrà, con l'identificazione dei tifosi e delle loro "cariche sociali", e obbligo di una sede fisica con responsabile.
Trasparenza fiscale: Iscrizione al registro del commercio o enti istituzionali, con contabilità tracciabile per i gruppi ultrà e i loro club.
Interruzione dei rapporti con le società di calcio: Blocco degli scambi tra ultrà e società per evitare pressioni, minacce ed estorsioni; accollo delle spese di gestione dell'ordine pubblico alle società.
Stop all'autocelebrazione: Divieto di diffusione dell'immagine dei capi carismatici per impedire la monetizzazione nel merchandising e nei reati associati al controllo delle curve.
La sentenza della Cassazione e le proposte di Vincenti aprono un nuovo capitolo nella lotta alla violenza negli stadi, con l'obiettivo di garantire la sicurezza e la legalità nel mondo del calcio.






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