Un’indagine complessa condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Caserta, su delega della Procura, ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 112 milioni di euro.
Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha coinvolto 5 società e 7 persone fisiche, accusate di aver perpetrato una sofisticata “frode carosello” nel settore dei prodotti energetici.
Le indagini, finalizzate alla tutela del libero mercato e della concorrenza, hanno svelato un sistema fraudolento che interessava l’intera filiera commerciale della vendita di carburanti, dai depositi fiscali ai distributori stradali. L’obiettivo principale era l’evasione dell’IVA.
Il meccanismo illecito si basava sull’utilizzo di società “cartiere”, create ad hoc per figurare come cessionarie del carburante. Queste società, spesso intestate a prestanome con precedenti penali, omettevano di versare l’IVA, consentendo alle imprese acquirenti di ottenere forniture a prezzi notevolmente inferiori rispetto a quelli di mercato.
Le società coinvolte, prima della scadenza per la presentazione delle dichiarazioni annuali, venivano poste in liquidazione o chiuse, eludendo così il pagamento delle imposte.
Complessivamente, nel periodo d’indagine, sono stati immessi in consumo circa 600 milioni di litri di gasolio e benzina, con un’evasione IVA di oltre 112 milioni di euro. Ciò ha permesso a una società di distribuzione petrolifera, proprietaria di circa 300 distributori stradali, di ottenere forniture a prezzi concorrenziali.
Le società acquirenti del carburante, per ridurre il carico fiscale, hanno utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un valore complessivo di oltre 200 milioni di euro, emesse dalle società “cartiere”.
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L'argomento di questa indagine è molto complesso e richiede attenzione. È sorprendente come ci siano così tante frodi nel settore energetico, ma è anche importante che le autorità agiscano per proteggere il mercato e la concorrenza.