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Inchiesta ultrà: Beretta rivela il piano di Bellocco per un omicidio da centomila euro

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Andrea Beretta si è presentato davanti alla Procura della Repubblica di Milano la mattina del 21 gennaio per un interrogatorio che si è prolungato per oltre due ore.

«Dopo vengo a sapere che Marco gli aveva proposto, tramite… lo vengo a sapere da B.». Un inciso che non passa inosservato. Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista, è già da due ore a colloquio con il pm Sara Ombra della Dda e gli investigatori della Squadra Mobile.

Tra i temi centrali, l’omicidio di Antonio Bellocco e il piano che lo avrebbe visto come vittima designata nella faida per il controllo degli affari illeciti allo stadio Meazza. Un piano che, il 4 settembre scorso, avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.

Beretta fa nomi e cognomi. “Marco” è Marco Ferdico, figura chiave nell’inchiesta “Doppia Curva”. “B.” è invece la gola profonda che, fin dalle prime dichiarazioni spontanee di Beretta dopo l’omicidio del rampollo di ‘ndrangheta, aveva messo in allarme l’ex ultrà. E poi c’è un nome nuovo: «Marco aveva proposto a P. di fare l’azione nei miei confronti, gli aveva proposto 100.000 euro». Il prezzo per eliminarlo.

Una rivelazione che ha sorpreso lo stesso Beretta: «Io P. l’avevo conosciuto come un bravo ragazzo — racconta — si era comportato bene, non aveva fatto niente di male in curva». Eppure, quel “bravo ragazzo” era finito nel mirino di un piano omicida.

La deposizione di Beretta è lunga e dettagliata, ripercorre anni di contrasti nella Curva Nord di San Siro, a partire dal delitto Boiocchi e dalla guerra di successione tra Beretta e Mimmo Bosa, leader degli Hammerskin, che si era impadronito della cassa della Nord. Un primo tentativo di mediazione, avvenuto a novembre 2022, era fallito. Beretta e Ferdico si erano incontrati con un uomo delle ‘ndrine, noto come “il parrucchiere”, ancora non identificato ma con un cognome pesante: «Morabito, Mancuso, io mi confondo sempre con ‘sta gente qua», ammette il pentito. Lo scontro verbale si era concluso con un nulla di fatto, ma la situazione era destinata a degenerare.

L’ingresso di Bellocco e la scalata della ‘ndrina

«Marco mi fa: adesso vediamo perché forse c’ho un’altra carta da giocarmi», racconta Beretta. È il via libera all’ingresso di Antonio Bellocco nella faida: «Viene su questo ragazzo qui — prosegue — e vediamo di trovare una soluzione per tornare da Mimmo e fargli pressione». Missione compiuta, ma con conseguenze impreviste: la scalata della ‘ndrina di Rosarno e San Ferdinando. «Antonio me l’ha sempre detto che per loro era una questione di prestigio avere il controllo della Curva Nord — spiega Beretta — prestigio in termini criminali. Le referenze all’interno delle curve sono un obiettivo ambito».

Il contrasto per il controllo del merchandising esplode nel luglio 2023 e raggiunge il culmine un anno dopo. «Loro volevano entrare — racconta Beretta — anche quando ho incontrato i familiari di Antonio nei box, il discorso era sempre incentrato sul negozio». Un incontro documentato dalla Squadra Mobile, che precede la decisione di eliminare Beretta. «Mio padre mi dice che sono fuori di testa: come fai a non esserti spaventato di questa situazione?», ricorda l’ex ultrà.

Il piano omicida e il duello mortale

La situazione precipita il primo settembre. Beretta viene a conoscenza del piano grazie a una soffiata di B.: inizialmente, l’idea era di attirarlo in una cascina con la scusa di un recupero crediti. Poi, il progetto cambia. «Volevano portarmi in un posto, farmi bere qualcosa, farmi perdere i sensi, sotterrarmi e portare la mia macchina a Nizza», racconta Beretta al pm Storari dal letto dell’ospedale San Raffaele, dove era ricoverato dopo il duello mortale con Bellocco. Un depistaggio: «Inscenavano che io fossi scappato».

La mattina del 4 settembre, Beretta e Bellocco si scambiano messaggi, fingendo normalità. «Finito allenamento, bro», scrive Beretta dalla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio. «Quando finisci chiamami, bro», risponde Bellocco, che poco prima aveva incontrato Ferdico per gli ultimi dettagli. La Smart di Bellocco arriva poco prima delle 10.50. «Siamo saliti in macchina, io ho cercato spiegazioni, ero armato. Lui mi ha detto: adesso ti ammazzo i figli! Così è nata una colluttazione», racconta Beretta ai pm quella sera. Una colluttazione che si è trasformata in un duello mortale, con esiti drammatici.

La faida al Meazza non è ancora finita, ma il pentimento di Beretta potrebbe aprire nuovi scenari nell’inchiesta “Doppia Curva”.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo pubblicato il giorno 18 Febbraio 2025 - 13:41

2 Commenti

  1. La situazione descritta nell’articolo è veramente complessa e preoccupante. Sembra che ci siano molte persone coinvolte e che la violenza stia aumentando. Sarebbe interessante sapere di piu’ su come le autorità stanno affrontando questa questione delicata.

  2. E’ strano come certe cose succedono nelle curve. Beretta parla di omicidi e piani, ma non si capisce bene come si arrivi a tanto. La situazione sembra complicata e ci sono troppi nomi coinvolti, spero che la giustizia faccia il suo corso.

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