Dino De Angelis
Dino De Angelis e la sua abilità di raffinato narratore hanno colpito nel segno anche questa volta.
Con un monologo incentrato su un tema forte quanto complesso come quello dei processi di Norimberga e Gerusalemme, l’artista, nelle serate del weekend appena trascorso, si è esibito presso il Teatro Stabile Santa Filomena di Castellammare di Stabia con il suo ultimo spettacolo, “ La banalità del male”.
In un’atmosfera carica di pathos e commozione, un pubblico coinvolto ed interessato, è stato immerso nell’ indagine del male assoluto alla vigilia della giornata dedicata alle vittime dell’Olocausto.
Le enormi perdite di vite umane, il terrore dei campi di sterminio ed il dominio totale sull’uomo, annientato e privato della sua dignità, è stato puntualmente ricostruito dal De Angelis. Con l’intento di far comprendere ciò che ha potuto generare quell’assurdo male – e con evidente intensità emotiva – ha fornito un accurato resoconto dei fatti accaduti.
“Il vero obiettivo era dare alla storia una sentenza che non potesse essere discussa.”
Questa la potente motivazione dei processi contro i criminali nazisti. Per garantire giustizia ai martiri ed ai perseguitati del periodo più triste della storia, era necessario dare certezza del male perpetrato con una sentenza. Una di quelle che non lo avrebbe mai più messo in discussione.
La memoria, quella del tempo vissuto nei lager nazisti, non poteva essere seppellita nell’oblio. Gli innocenti tragicamente strappati alle proprie vite e deportati, il famoso treno merci del binario 21 presso la stazione di Milano che li conduceva alla morte, la tragica scoperta del 27 gennaio 1945, erano i drammatici tasselli della sofferenza umana da ricostruire per attestarne la veridicità.
Coinvolgendo il pubblico con l’intensità delle proprie emozioni il De Angelis ha illustrato la contraddizione insita nel processo di Norimberga nel corso delle prime settimane. L’assenza di un principio giuridico chiaro che inchiodasse i nazisti, alimentò in loro la convinzione di non aver compiuto nulla di ingiusto.
Successivamente, esponenti del Terzo Reich come Rudolf Hess, Herman Göring e Joachim Van Ribbentrop, per citarne alcuni, dovettero invece fare i conti con concetti come crimini contro l’umanità e genocidio, entrati a far parte di quello stesso processo.
Attribuendo il giusto peso alle parole ed agli eventi, l’artista, supportato da suggestive immagini e video, ha inoltre esplorato la figura di Adolf Heichman imputato del processo di Gerusalemme.
Qui la narrazione ha posto in luce un sentimento d’incredulità e sgomento dell’autore. Heichman, responsabile della deportazione degli ebrei nei campi di concentramento, era in realtà un individuo ordinario, che non esprimeva una propria malvagità, ma poneva in essere terribili atrocità da semplice esecutore, risentendo egli stesso dell’oppressione del sistema.
I nazisti, erano dunque uomini comuni privi di un’etica personale, intimamente tutt’altro che carnefici, che hanno compiuto, con sorprendente inconsapevolezza, azioni efferate nell’esecuzione meccanica di un ordine.
Questo, che qualifica la banalità del male, è anche il fedele quanto inquietante ritratto di Adolf Heichman, perfettamente delineato dal narrautore, nel contesto di un’opera che ha il gran merito di suscitare la riflessione e far percepire l’importanza della memoria.
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