Chiusura della storica sede Rai di Viale Mazzini per ristrutturazione a causa di livelli di amianto superiori ai limiti di legge.
Roma – Dal 31 gennaio, la Rai interromperà le attività lavorative presso la sua storica sede di viale Mazzini.
Lo ha comunicato l’azienda con una nota stampa, precisando che la sede rimarrà accessibile per le operazioni di recupero di arredi, dotazioni informatiche e documenti, necessari per il totale svuotamento e per permettere i lavori di ristrutturazione.
“La completa operatività aziendale sarà comunque garantita attraverso il trasferimento delle varie strutture in altri plessi aziendali”, ha aggiunto la Rai, informando che vertici e consiglieri di amministrazione si sposteranno temporaneamente nella sede di via Asiago.
Questa decisione era stata anticipata il 14 gennaio, quando l’amministratore delegato Giampaolo Rossi aveva comunicato al consiglio di amministrazione che l’azienda aveva “anticipato il cronoprogramma di uscita dal palazzo già predisposto in base al piano immobiliare approvato e al previsto trasferimento nell’immobile locato in via Alessandro Severo per permettere la ristrutturazione di Viale Mazzini”.
La Rai aveva fatto presente che era necessario procedere alla ricognizione degli spazi disponibili presso altri insediamenti aziendali “per trasferire tutte le risorse dedicate alle attività essenziali che, per loro natura, non possono essere svolte in regime di smart working”.
La decisione di cessare le attività nella sede di viale Mazzini è riconducibile a livelli di amianto superiori ai limiti di legge. Questa situazione ha portato l’azienda a favorire lo smart working per i dipendenti “in via del tutto precauzionale e a maggior tutela”.
La scelta è stata presa dopo l’ “ultima comunicazione fatta pervenire da Asl Rm1” e dopo aver implementato tutte le procedure di sicurezza sui luoghi di lavoro, monitorando quotidianamente con le autorità competenti lo stato delle infrastrutture. Da tempo si discute del problema amianto nella sede della Rai, ma l’attenzione è tornata a crescere dopo la denuncia del giornalista Franco di Mare, scomparso lo scorso maggio, e di altri dipendenti affetti da mesotelioma.
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