Giornata di alta tensione nella Casa Circondariale di Avellino, dove la polizia penitenziaria ha sequestrato oggetti non consentiti abilmente nascosti nelle strutture delle celle. Durante un’ispezione, gli agenti hanno scoperto e confiscato tre smartphone, un micro-cellulare e sette schede telefoniche, occultati nei cancelli di ferro delle camere detentive.
Il rinvenimento è stato possibile grazie alla prontezza del personale di polizia penitenziaria, come sottolineato da Marianna Argenio, vice segretario regionale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPe). “Questa nuova tecnica di occultamento richiede un monitoraggio costante in tutte le camere del carcere,” ha dichiarato Argenio, esprimendo compiacimento per il lavoro degli agenti.
Sempre nella giornata di ieri, un detenuto ha aggredito un agente di polizia penitenziaria. L’uomo sarebbe lo stesso protagonista di un episodio verificatosi il 4 gennaio, quando aveva tentato di allontanarsi dalla sala colloqui in un’azione inizialmente interpretata come una possibile evasione, poi smentita dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP).
Nonostante l’invio di personale aggiuntivo da parte del DAP, la situazione all’interno del carcere di Avellino resta critica.Potrebbe interessarti
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Donato Capece, segretario generale del SAPPe, ha espresso solidarietà agli agenti di Avellino, chiedendo interventi strutturali per migliorare le condizioni di lavoro e la sicurezza negli istituti penitenziari. “Servono più poliziotti, regole d’ingaggio chiare, tecnologia avanzata e formazione adeguata per chi opera in prima linea,” ha dichiarato Capece.
Tra le proposte avanzate, Capece ha ribadito la necessità di dotare la polizia penitenziaria di taser come strumento anti-aggressione. “Il taser potrebbe rappresentare un’opzione efficace, considerando che le condizioni fisiche e mediche dei detenuti sono note prima di ogni utilizzo,” ha spiegato.
Capece ha inoltre sollecitato misure per trasferire i detenuti stranieri nei loro Paesi di origine per scontare le pene, e la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari per gestire i sempre più numerosi detenuti con problemi psichiatrici attualmente in carcere. L’episodio di Avellino è solo l’ultimo di una lunga serie che evidenzia le difficoltà del sistema penitenziario italiano.
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