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Il boss Salvatore D’Amico aveva un arsenale per scatenare la guerra a Roma

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Il boss Salvatore D’Amico ‘o pirata disponeva di un arsenale, custodito dal  produttore cinematografico, Daniele Muscariello, e con il quale era pronto a scatenare una guerra per prendersi il controllo delle attività illecite a Roma.

E’ quanto emerge dalla lettura delle 400 pagine dell’ordinanza cautelare, firmata dal gip di Roma, Emanuela Attura e che due settimane fa ha portato in carcere 16 persone con 57 indagati.

L’eponente di spicco del clan Mazzarella di napoli, insieme con il figlio Umbero aveva stretto rapporti con Antonio Nicoletti, figlio di uno dei fondatori della Banda della Magliana e con Vincenzo Senese, figlio del boss di camorra da anni padrone incontrastato su Roma, Michele detto ‘o pazzo.

Del resto lo stesso nipote Umberto Luongo, diventato collaboratore di giustizia, ha raccontato ai pm della Dda di Roma, che o’ pirata mirava a diventare il nuovo boss di Roma e per questo si serviva di un personaggio senza scrupoli come il produttore cinematografico Daniele Muscariello personaggio chiave dell’inchiesta.

Condannato per riciclaggio dal tribunale di Roma a 9 anni di carcere e raggiunto da un’altra misura cautelare in carcere per riciclaggio con metodo mafioso era l’uomo di fiducia sulla capitale clan camorristico dei D’Amico.

Si legge nell’ordinanza a proposito di Daniele Muscariello “è l’organizzatore della politica economico-criminale dell’associazione, in quanto individua e recluta gli imprenditori da coinvolgere nel sistema di riciclaggio e mantiene rapporti con esponenti del mondo delle istituzioni in senso lato ed appartenenti alle forze dell’ordine (si richiamano i rapporti con il Tremiterra ed il pranzo con alti graduati delle Forze dell’ordine).

Ha favorito l’ingresso nel sodalizio di Salvatore D’Amico, inteso o’ pirata, accrescendo la forza economica e militare della consorteria. Partecipa a numerosi incontri con i vertici del sodalizio, per affrontare le criticità emerse all’interno della centrale di riciclaggio dopo l’arresto del Salsiccia il 6.giugno 2018.

Gestisce per conto dell’organizzazione ingenti capitali illeciti provenienti in particolare dal clan D’Amico/Mazzarella, necessari per alimentare la centrale di riciclaggio.

Insieme al Salsiccia è responsabile di un arsenale di armi custodito nel territorio romano, armi messe a disposizione da Salvatore D’Amico, inteso o’ Pirata, per garantire al sodalizio una efficace ed immediata azione di fuoco qualora necessaria.

Allo scopo di tutelare gli interessi del sodalizio, pianifica con Salvatore Ventura un attentato nei confronti di Salvatore Pezzella e Stefano De Angelis, colpevoli di non corrispondere al sodalizio i guadagni della attività di riciclaggio gestite sulla capitale con il Coppola, evento non verificatosi a seguito del decesso improvviso del Ventura (28.09.2018).

Insieme al Lombardi, ad Antonio Nicoletti ed al Salsiccia, mette a disposizione del sodale Salvatore D’Amico una vettura Mercedes da utilizzare per le trasferte nella Capitale, sulla quale viaggiava con documenti falsi. Si occupa del mantenimento dei sodali detenuti, in particolare del Salsiccia”.


Articolo pubblicato il giorno 17 Luglio 2024 - 09:45


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