Nell’aula della Corte d’Assise di Milano, durante il processo ad Alessandro Impagnatiello per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, i dottori Nicola Galante e Andrea Gentilomo, due dei medici legali incaricati dell’autopsia, hanno dichiarato che sul corpo della vittima “non sono state riscontrate lesioni da difesa” e che “l’impressione” è che la 29enne sia stata colpita “alle spalle”.
Il dottor Galante, che ha effettuato il sopralluogo a Senago dove è stato ritrovato il cadavere della Tramontano, ha riferito che la vittima, incinta al settimo mese, è morta a causa di “anemia emorragica” e “lesioni vascolari cervico-toraciche” provocate da “37 lesioni prodotte da azione punta-taglio” di un’arma bianca, compatibile con due coltelli da cucina sequestrati a Impagnatiello.
Le coltellate sono state inflitte “a destra e sinistra”, sia “posteriormente che anteriormente” in varie parti del corpo. Tuttavia, è impossibile determinare con certezza quale ferita sia stata inferta per prima e se l’aggressione sia avvenuta alle spalle, come indicato dal collega Gentilomo, poiché tale posizione permette di raggiungere tutte le parti del corpo colpite.
Contrariamente a quanto dichiarato dall’imputato nei primi interrogatori, in cui ha sostenuto che la vittima si sarebbe ferita durante una lite, non sono state riscontrate ferite sugli avambracci, se non alcuni segni “prodotti dopo la morte”.
La data della morte risale ad almeno 48 ore prima del ritrovamento del corpo e fino a 5 giorni prima, ma è stata difficile da determinare con precisione a causa dell’incendio del cadavere, che ha impedito la misurazione accurata della temperatura per stabilire il momento del decesso.
Infine, la morte del feto è avvenuta successivamente a quella della madre ed è stata causata da insufficienza vascolare provocata dall’emorragia interna, secondo il chirurgo e medico legale dell’Università degli Studi di Milano.
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